Il periodo di transizione fra le conquiste di Alessandro Magno e una prima, relativa stabilizzazione del quadro politico dell'Asia Minore negli anni Sessanta del III secolo a.C. è oggetto del nuovo lavoro di sintesi di Laurent Capdetrey, opera che si pone in dichiarata continuità con il precedente volume di Pierre Debord dedicato all'Asia Minore del IV secolo a.C. (L'Asie Mineure au IVe siècle [412-323 a.C.]. Pouvoirs et jeux politiques, Bordeaux 1999).
L'introduzione generale (L'Asie Mineure entre deux mondes?, 11-21) offre uno stato dell'arte sulle ricerche condotte nell'ultimo ventennio sull'Asia Minore della très haute époque hellénistique (14), indagini delle quali l'Autore esamina gli approcci e le prospettive di sviluppo. Questa sezione è anche lo spazio per procedere ad alcune riflessioni di metodo (15-16) e per dare conto dell'articolazione del volume prescelta, strutturata attorno a tre direttrici fondamentali: poteri, spazi, comunità (20-21).
La sezione Pouvoirs (23-166) è suddivisa in tre capitoli, ciascuno dei quali è delimitato da precise cesure storiche che segnano altrettanti mutamenti nelle dinamiche del potere in Asia Minore. La sezione è introdotta da una breve premessa (25-27), che si segnala - in special modo - per l'importante nota di cronologia. Il capitolo I (Fractures et frontières: l'Asie Mineure recomposée, 29-72) illustra lo stato di frammentazione territoriale in cui versava l'Asia Minore subito dopo la morte di Alessandro. Quanto al principio di legittimazione del potere, gli accordi di Babilonia (estate 323), in gran parte confermati dalla conferenza di Triparadiso (321), vennero scardinati nel 319/8 con l'affermazione sempre più decisa di Antigono, il quale di fatto sostituì alla legittimità dinastica il consenso derivato dal carisma come fondamento della propria potenza. Al centro del capitolo II, d'altra parte, è il periodo di consolidamento del potere antigonide in Asia Minore (L'Asie Mineure, épicentre du pouvoir antigonide, 73-122) che, pur apparendo per lungo tempo incontrastabile, incontrò un declino relativamente rapido fra 302 e 301, allorché Antigono, impiegando buona parte delle sue risorse economiche e militari per il controllo della Siria, allentò la propria morsa sui possedimenti anatolici e soccombette infine nel vano tentativo di riacquisirne il controllo. Al centro del capitolo III (L'Asie Mineure: espace périphérique et nouveaux pouvoirs, 123-166) vi è la fase di nuovo frazionamento del territorio anatolico a seguito della morte di Antigono, uno spazio, quello dell'Asia Minore, conteso ora fra Lisimaco, i Tolemei e i Seleucidi. La sconfitta di Lisimaco a Curupedio (281 a.C.) segna un nuovo momento di svolta negli equilibri dell'Anatolia, il cui controllo è ormai una questione ristretta ad i soli Tolomeo II e Antioco I, pur con la potenza pergamena di Filetero che comincia a stagliarsi sullo sfondo. A partire dagli anni Settanta, dopo l'incursione dei Galati nell'entroterra anatolico, si assiste ad una progressiva cristallizzazione del potere seleucide, mai del tutto in grado d'imporre la propria influenza sulle regioni pontiche, stabilmente dominate da dinasti locali che seppero preservarne l'indipendenza.
Dedicata allo spazio e alle dinamiche di occupazione, controllo e sfruttamento del territorio da parte dei primi dinasti ellenistici è la seconda sezione del volume (Espaces, 177-275). Il capitolo IV (Le roi, la terre et le territoire, 171-214) offre una dettagliata illustrazione dei problemi giuridici connessi con il possesso, l'appropriazione e la gestione delle terre nell'Asia Minore alto-ellenistica. La scelta di case studies operata dall'Autore lascia emergere notevoli tratti di continuità fra il periodo della dominazione achemenide e l'epoca dei nuovi regni greco-macedoni, specialmente in relazione all'assegnazione delle terre come strumento di controllo del territorio. Segni di continuità, d'altronde, sono da ravvisare anche nelle modalità di riorganizzazione e di razionalizzazione dei territori microasiatici e dei singoli paesaggi urbani, oggetto di approfondita analisi nel capitolo V (Espaces en mutation, 215-275). Disponendo o alimentando processi di aggregazione fra poleis (sinecismi, sympoliteiai, koina), i Diadochi tentarono di assicurarsi un più stabile e duraturo controllo su aree tradizionalmente frammentate in micro-realtà urbane come la Ionia e la Troade (esemplari i casi di Antigoneia/Alessandria Troade e di Efeso/Arsinoeia, ma anche la formazione del koinon di Atena Iliaca). Questa prima fase dell'Ellenismo, d'altro canto, è altresì caratterizzata da interventi di riarticolazione e di monumentalizzazione del paesaggio urbano, i quali non sembrano frutto di un deliberato e sistematico disegno dei successori di Alessandro (come accadrà invece per le manifestazioni dell'evergetismo reale nell'Ellenismo inoltrato), ma appaiono ancora piena prerogativa delle singole comunità, preoccupate di dotarsi di sistemi difensivi più efficienti o desiderose di dare nuovo lustro a strutture e spazi simbolici della vita cittadina.
La terza e ultima sezione, ampiamente debitrice delle due precedenti, verte sulla qualità delle relazioni 'verticali' fra i nuovi poteri monarchici, prodotti della conquista macedone, e le comunità ad essi soggette, impegnate a ricercare nuove vie d'interlocuzione con i nuovi dominatori (Communautés, 277-410). Nell'ambito delle nuove strategie discorsive messe a punto nella prima età ellenistica, la proclamazione della libertà e dell'autonomia dei Greci, efficace strumento della propaganda reale per il controllo delle comunità sottoposte e - al contempo - garanzia di privilegi concreti per quelle stesse comunità cui il re si rivolgeva, trova ampio spazio d'analisi all'interno del capitolo VI (Cadres statutaires et discursifs: souverainetés, contrats, contradictions, 281-305). Lo spirito di collaborazione intrattenuto - secondo contingenza - fra potere monarchico e poleis d'Asia Minore trova nuove forme di espressione nel corso dell'alta età ellenistica: come illustrato nel capitolo VII (Le roi dans la cité, la cité face au roi: appropriations, incorporation, distance, 307-343), infatti, l'intervento del sovrano nelle questioni interne alla città (sollecitato più spesso da membri influenti delle élites civiche, attivi spesso anche in ambienti di corte) è eternato dalla pubblicazione epigrafica dei provvedimenti reali e riverberato dalla sempre più frequente attribuzione di onori divini al re da parte delle singole comunità. Gli effetti della conquista macedone sul sistema politico-istituzionale e ideologico-culturale delle comunità d'Asia Minore sono al centro dell'VIII capitolo (Dynamiques politiques et communautaires: institutions, échanges, identités, 345-404), nel quale la proclamazione della libertà dei Greci da parte di Antigono (315 a.C.) è interpretata come spartiacque storico per la (ri)affermazione dei principi democratici, per un rinnovato protagonismo della polis nelle questioni interstatali ed economiche, per una nuova riflessione sull'identità etnica e/o civica.
Un capitolo di sintesi chiude il volume (Le déplacement des frontières, 405-410), cui seguono abbreviazioni (411-414), bibliografia generale (415-464), un ricco apparato di indici (465-486) e il sommario (487-491).
Laurent Capdetrey: L'Asie Mineure après Alexandre (vers 323-vers 270 av. J.-C.). L'invention du monde hellénistique (= Collection "Histoire"), Rennes: Presses Universitaires de Rennes 2022, 491 S., 6 Kt., ISBN 978-2-7535-8360-3, EUR 30,00
Bitte geben Sie beim Zitieren dieser Rezension die exakte URL und das Datum Ihres letzten Besuchs dieser Online-Adresse an.