Altay Coşkun (Hg.): Freundschaft und Gefolgschaft in den auswärtigen Beziehungen der Römer. (2. Jahrhundert v.Chr. - 1. Jahrhundert n.Chr.) (= Inklusion/Exklusion. Studien zu Fremdheit und Armut von der Antike bis zur Gegenwart; Bd. 9), Frankfurt a.M. [u.a.]: Peter Lang 2008, 261 S., ISBN 978-3-631-58424-8, EUR 45,50
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Altay Coşkun / David Engels (eds.): Rome and the Seleukid East. Selected Papers from Seleukid Study Day V, Brussels, 21-23 August 2015, Bruxelles: Editions Latomus 2019
Altay Coşkun (Hg.): Roms auswärtige Freunde in der späten Republik und im frühen Prinzipat, Göttingen: Edition Ruprecht 2005
Altay Coşkun / Richard Wenghofer (eds.): Seleukid Ideology. Creation, Reception and Response, Stuttgart: Franz Steiner Verlag 2023
A. Çoskun presenta in questo volume miscellaneo i risultati dell'ultimo triennio di ricerche (2005-2008) di un ampio progetto dedicato all'amicitia populi Romani, progetto avviato nel 2002 presso l'Università di Trier e che ha già prodotto nel 2005 un'interessante raccolta di studi. [1] Oggetto di indagine sono sempre i rapporti di amicizia che i Romani strinsero, a livello interpersonale o interstatale, con alcuni partners stranieri. Rispetto al volume precedente però l'arco di tempo preso in considerazione si estende sino all'epoca flavia, a sottolineare la durevolezza di questo fenomeno politico e sociale che fu l'amicitia e l'importanza che esso ebbe per lo sviluppo e la stabilizzazione dell'Impero. Le amicizie estere di Roma e dei suoi rappresentanti condizionarono rilevanti decisioni politiche - osserva Çoskun (7-10) - e al tempo stesso concorsero a realizzare una certa coesione tra centro e periferia dell'Impero. Alla dimensione della periferia vuol dar rilievo il presente libro che consta di 10 contributi, comprendenti un'Introduzione e un'Appendice ad opera del curatore. Seguono l'Appendice una breve presentazione degli autori (231-233) e gli abstracts degli articoli (235-240). Completano il volume, facilitandone la consultazione, gli indici tematici, delle fonti e 4 cartine geografiche a colori.
Il volume si apre con un contributo di Çoskun (Freundschaft, persönliche Nahverhältnisse und das Imperium Romanum. Eine Einführung) che si prefigge di inserire l'amicitia nel contesto di altre forme di rapporto politico del mondo greco-romano (patronatus, foedus), offrendo una rapida panoramica delle linee di ricerca principali seguite dagli studiosi e suggerendo possibili prospettive per la ricerca futura. Vengono individuati alcuni campi semantici della comunicazione politica e diplomatica confinanti con l'amicitia (hospitium, societas, consanguinitas, etc.), dal cui studio la nostra comprensione di questo fenomeno storico non può che trarre vantaggio. Si sottolinea in particolare il ruolo che giocò il concetto di syngeneia nelle relazioni diplomatiche tra comunità greche e Roma. Alla bibliografia citata si può ora aggiungere F. Battistoni, Parenti dei Romani. Mito troiano e diplomazia, Bari cds. Questa Introduzione di Çoskun riassume ed integra quanto osservato nelle pagine iniziali del volume del 2005: si comprende la ragione di redigere due distinte introduzioni, cioè fornire al lettore di ciascun volume una guida nella mole bibliografica sul tema in questione e un prospetto delle due fasi di lavoro, ma ciò implica ripetizioni e una più ardua comprensione, da parte di chi legge, dell'unità del progetto.
Di grande utilità risulta l'Appendice (Anhang: Rückkehr zum Vertragscharacter der amicitia? Zu einer alt-neuen Forschungskontroverse), che mira a chiarire i rapporti tra amicitia e foedus e a tracciare i potenziali sviluppi di questo argomento di ricerca. Çoskun ribatte in maniera convincente alla ricostruzione di A. Zack che presuppone l'esistenza di un trattato alla base di alcuni rapporti di societas che Roma strinse con altri stati e mostra i limiti della teoria della "natürliche Feindschaft".
Un altro tema di carattere generale affrontato nella raccolta è quello della terminologia impiegata nei rapporti di amicizia. Nel contributo di C. Williams (Friends of the Roman People. Some Remarks on the Language of amicitia) si cerca di illustrare le caratteristiche proprie dell'ambito semantico relativo all'amicitia e in cosa si differenzia da quello del patrocinium. Non sempre però il pensiero dell'autore risulta chiaro e non mancano le contraddizioni: a p. 36 si afferma in modo generico che nelle iscrizioni amicus/a era "something like a technical term", esattamente come si riscontra nei testi che descrivono i rapporti tra Roma (o i Romani) e re o stati stranieri; a p. 41 però si osserva che "amicus had a distinct elastic quality, an ample semantic field". è auspicabile che nella futura pubblicazione annunciata dall'autore sul linguaggio dell'amicitia e della clientela si esplicitino meglio i dati su cui certi ragionamenti si basano e il loro punto di arrivo.
Ai regnanti stranieri che ebbero relazioni con Roma e con i suoi esponenti politici è dato nel volume ampio spazio. L. Ballesteros Pastor traccia un rapido quadro dei ben noti e già ben studiati rapporti fra Roma e i regni di Cappadocia e Ponto fra il 188 e l'89 a.C. (Cappadocia and Pontus. Client kingdoms of the Roman Republic from the Peace of Apamea to the Beginning of the Mithridatic Wars, 188-89 B.C.). L'attenzione si focalizza sull'identità dei sostenitori a Roma di queste dinastie. Qualche precisazione: il corrispondente inglese del nome dell'inviato di Demetrio I è Miltiades (e non Milciades, 48); la questione che i cosiddetti "re-clienti" pagassero un tributo a Roma (55, n. 42) è molto discussa [2]; Plut. Mar. 31.2-3 e l'interpretazione che ne dà Ballesteros Pastor non mi sembra offra appiglio all'ipotesi che gli Ariaratidi avessero relazioni amichevoli con Mario o il suo entourage.
All'Armenia e ad Artavasde II, H. Prantl dedica un accurato studio (Artavasdes II. - Freund oder Feind der Römer?) in cui si ricostruiscono gli sforzi di questo dinasta per garantire al proprio regno la sopravvivenza nella lotta fra Roma e i Parti e in cui si giunge a una valutazione più misurata del suo agire politico. I rapporti fra principes e dinasti orientali, più precisamente l'influenza reciproca che esercitarono gli uni sugli altri e che si può leggere dietro alcune decisioni imperiali, sono indagati da J. Wilker (Principes et reges. Das persönliche Nahverhältnis zwischen Princeps und Klientelherrschern und seine Auswirkungen im frühen Prinzipat). Il caso esemplare analizzato è quello della dinastia di Giudea tra Caligola e i Flavi.
Philorhomaioi e philokaisares sono definiti dalle iscrizioni i re del Bosforo Aspurgo e Sauromate II. Attraverso documenti epigrafici, alcuni di recente scoperta, e uno studio attento della titolatura, H. Heinen (Romfreunde und Kaiserpriester am Kimmerischen Bosporos. Zu neuen Inschriften aus Phanagoreia) ricostruisce i rapporti di questi sovrani con Roma. [3]
La fine della dinastia di Galazia e le ragioni alla base della provincializzazione di questa regione sono esaminate da Çoskun (Das Ende der "romfreundlichen Herrschaft" in Galatien und das Beispiel einer "sanften" Provinsialisierung in Zentralanatolien), con un'analisi i cui risultati possono aiutare a capire meglio la politica di annessione da parte di Roma di regni amici e alleati.
Individui e città che intrattennero rapporti di amicizia con i Romani sono al centro dei saggi di A. Niebergall (Rom und die griechischen Eliten im Ersten Mithridatischen Krieg) e J. Engels (Athenodoros, Boethos und Nestor:"Vorsteher der Regierung" in Tarsos und Freunde führender Römer). I casi di Cheronea, Atene e Adramitto e l'atteggiamento delle loro élites portano Niebergall a distinguere in 4 categorie le scelte politiche delle città greche di fronte al conflitto fra Roma e il re del Ponto. Engels si sofferma invece sulle relazioni fra Tarso e Roma tra la fine della Repubblica e gli inizi del principato, alla luce delle vicende di 3 prominenti intellettuali e politici della città e del racconto che abbiamo da Strabone. [4]
Il tema delle relazioni amichevoli fra Roma e i partners stranieri è talmente vasto da non poter essere indagato in tutti i suoi aspetti nello spazio di due volumi. Sarebbe dunque ozioso elencare i punti non toccati dal progetto, soprattutto di fronte a uno sforzo di certo imponente da parte del curatore. Tuttavia non si può non segnalare il non aver dedicato spazio allo studio del riconoscimento ufficiale di amicus populi Romani per individui e comunità da parte del Senato: un approfondimento dei meccanismi di funzionamento di questo riconoscimento e di tutte le implicazioni connesse ad esso sarebbe stato benvenuto. [5] Operare una distinzione di piani, quello dell'amicizia intesa come disposizione e condotta amichevole e quello più formale dell'amicitia p.R., riconoscimento sancito dal Senato che comporta una serie di benefici e privilegi, è essenziale alla comprensione del fenomeno. Se poi la vastità del tema trattato legittima l'inclusione nel volume di tutti i contributi, d'altra parte non da tutti i contributi è possibile trarre assunti che ci illuminino sui caratteri generali dell'amicizia, come il titolo e la Premessa lascerebbero presumere. Ciò però non vuol sminuire il valore di questi lavori come case-studies, l'interesse notevole e lo stimolo a future discussioni che molti di essi suscitano, per cui va al curatore la nostra gratitudine.
Note:
[1] A. Çoskun (Hg.): Roms auswärtige Freunde in der späten Republik und im frühen Prinzipat, Göttingen 2005.
[2] Vd. A. Lintott: Imperium Romanum. Politics and administration. London / New York 1997, 35.
[3] Per una discussione dettagliata sulla proposta esegetica di Heinen relativa all'iterazione del titolo philorhomaios per Aspurgo in CIRB 40, rinvio a un mio articolo di prossima pubblicazione in T. Kaizer / M.Facella: Kingdoms and principalities in the Roman Near East.
[4] L'excursus di Strabone su Tarso è stato esaminato di recente in un importante articolo di C. Franco (Rudiae 18, 2006, 311-339) a cui Engels rende omaggio (109, n.1).
[5] Sugli individui riconosciuti amici p. R. vd. varie pubblicazioni di A. Raggi; per le città offre chiarificanti osservazioni U. Laffi: Il trattato fra Sardi ed Efeso degli anni 90 a.C., Studi Ellenistici XXII, Pisa / Roma 2010, 30-42.
Margherita Facella