Alessandra Bartolomei Romagnoli / Giorgio Picasso (a cura di): La canonizzazione di Santa Francesca Romana. Santità, Cultura e Istituzioni a Roma tra Medioevo ed Età Moderna (= Studia Olivetana; 10), Firenze: SISMEL. Edizioni del Galluzzo 2013, XXVIII + 626 S., 80 Farbtafeln, ISBN 978-88-8450-490-6, EUR 95,00
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Il 29 maggio 1608 nella basilica di San Pietro a Roma si celebrava la canonizzazione di Santa Francesca Romana. Quattrocento anni dopo, un Convegno Internazionale, a cura di Alessandra Bartolomei Romagnoli e di Giorgio Picasso, si è svolto a Roma tra il 19 e il 21 novembre 2009, per ricordare quell'evento. Gli Atti di quel convegno sono stati in seguito pubblicati nel presente volume.
Che la canonizzazione di Francesca Romana abbia rappresentato un evento importante lo si evince non soltanto dal fatto che si trattava della prima canonizzazione di una donna dopo quella di Caterina da Siena (avvenuta nel 1461), ma anche e soprattutto perché la cerimonia di canonizzazione volle essere un momento di riaffermata identità della Chiesa cattolica romana nel contesto europeo, all'indomani della crisi rappresentata dalla Riforma. A questo scopo venne predisposto uno specifico processo di canonizzazione che, superando i tre precedenti processi quattrocenteschi (studiati da Arnold Esch) si configurava con caratteristiche del tutto peculiari, che sarebbero state messe in mostra dalla scenografia predisposta per la cerimonia di canonizzazione (Danilo Zardin). Il primo obiettivo della cerimonia era chiaramente quello di sottolineare il potere del papa. E' proprio in questo arco di anni infatti che, come ha messo in evidenza nella sua relazione Dalla Torre, si afferma la riserva pontificia in materia di canonizzazioni, anche se si assiste sempre ad un certo bilanciamento dei poteri, in base al quale nella canonizzazione intervengono sia l' auctoritas pontificia che il consensus populi. Un esempio interessante di questo bilanciamento dei poteri è stato fatto da Paravicini Bagliani, che si è soffermato sulla speciale preghiera per il papa, perché non sbagli in materia di proclamazione della santità, quasi a ribadire che la inerrabilità in materia di canonizzazioni appartiene alla Chiesa nel suo complesso e non al singolo pontefice.
In ogni caso il pontificato di Paolo V aveva un programma ben delineato: quello di conservare la religione cattolica e di difendere la libertà ecclesiastica (Giordano). Sono gli anni della ripresa cattolica in Europa (in Francia con la conversione di Enrico IV e nell'Impero con la vittoria della Montagna Bianca presso Praga, l'8 novembre 1620). Sono anche gli anni della nascita di Propaganda Fide. La cerimonia di canonizzazione di Francesca Romana, presentata da Martine Boiteaux, rappresenta pertanto nono solo un evento culturale e spirituale, ma anche sociale e politico, anzitutto a livello locale, dato che rappresentò l'incontro tra il popolo romano, che sostenne economicamente la cerimonia attraverso le proprie istituzioni, e il pontefice che si presentava nella duplice veste di vescovo di Roma e di membro della famiglia Borghese.
Accanto alla cerimonia di canonizzazione vi è poi la produzione agiografica che venne realizzata in occasione dell'evento. Giulia Barone ha mostrato come, a partire dalla bolla di canonizzazione, il modello di santità che venne confezionato per la santa romana, fu quello di una santità pienamente rispondente alle esigenze della pietà controriformistica. Francesca Romana diventava in tal modo un modello in particolare per le donne che vivevano in clausura. I protagonisti di questa costruzione agiografica (relazione Grégoire) furono in primo luogo gli Ordini religiosi, a partire dagli Olivetani (relazione di Perantonio Piatti) e poi gli Oratoriani (studiati da Simon Ditchfield) con la originale figura di Antonio Gallonio che univa l'attività di confessore delle Oblate con il rinnovato interesse per le storie delle sante martiri. Al punto che si può condividere quanto affermato da Claudio Leonardi nelle Conclusioni: nella canonizzazione del 1608, con la riproposizione di un patrimonio agiografico antichissimo (le vite delle sante martiri romane, redatte dal Gallonio) "è possibile leggere anche la risposta romana tesa a ribadire la continuità, la sacralità ininterrotta di questa città".
Questo modello agiografico, per così dire costruito dall'alto, non impedì però alle Oblate di Tor de' Specchi, fondate da Francesca Romana, di conservare una vita libera, regolata ma libera (sulla quale si sono soffermate le relazioni di Anna Esposito e di Lucetta Scaraffia). Quella particolare forma di vita religiosa femminile "inventata" da Francesca Romana (sulle cui origini si è soffermato Mario Sensi) è stata difesa dalle Oblate di Tor de' Specchi nonostante i decreti tridentini, che espressero così un'originale espressione di vita evangelica al femminile, che richiamò l'attenzione anche di Francesco di Sales, che indicò questo stile di vita alla Chantal (relazione Mezzadri). Ma l'influenza delle Oblate e soprattutto dell'esempio di Francesca Romana non si limitò alla Francia o alla Svizzera di Francesco di Sales, ma si manifestò anche in Austria, ad esempio nel collegio delle Vergini di Hall, in Tirolo, studiato da Rodolfo Saltarin.
Un evento come la canonizzazione di Francesca Romana, le cui valenze scenografiche sono state messe in evidenza, non poteva non avere riflessi importanti nella storia dell'arte. A questo settore è dedicata tutta la quarta sezione del volume, con importanti contributi di Bruno Toscano, Cristina González-Longo, Beatrice Cirulli, Lydia Salviucci Insolera, Giovanni Brizzi, Anna Delle Foglie, Giuliano Milani, Vittorio Casale, Maria Antonia Nocco e Alessandro Agresti. A impreziosire il volume ci sono ben 80 pagine di riproduzioni iconografiche a colori.
Un ultima parola va detta per Claudio Leonardi, che aveva sostenuto l'iniziativa e che ne aveva pronunziato le Conclusioni. La morte, avvenuta il 21 maggio 2010, gli ha impedito di rivedere il suo testo, che è stato pubblicato come trascrizione della registrazione. In ogni caso è a lui che si deve la pubblicazione degli atti nella Collana delle Edizioni del Galluzzo, da lui voluta intitolare "Francesca Romana Advocata Urbis".
Marco Bartoli