Clemens T. Galban: Provost Georg Muestinger and the Introduction of the Raudnitz Reform into Stift Klosterneuburg, 1418 - ca. 1421 (= Vita regularis. Ordnungen und Deutungen religiosen Lebens im Mittelalter. Abhandlungen; Bd. 77), Münster / Hamburg / Berlin / London: LIT 2020, 312 S., 1 Farbabb., ISBN 978-3-643-91197-1, EUR 34,90
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La collana Vita Regularis, dedicata alle forme di vita religiosa nel medioevo, è stata arricchita dalla recente pubblicazione di questo volume di Clemens T. Galban. Il tema affrontato nel libro può sembrare molto circoscritto: si tratta dell'introduzione di una riforma all'interno della canonica regolare austriaca di Klosterneuburg, presso Vienna, tra il secondo e il terzo decennio del secolo XV. Attraverso l'analisi dei fatti di quegli anni l'autore ha però preso in esame una vasta gamma di questioni riguardanti la vita istituzionale e spirituale della Chiesa e della società tardomedievale.
L'oggetto della ricerca, in termini generali, è infatti la spinta alla riforma della vita religiosa che animò tra XIV e XV secolo anche i monasteri e le canoniche dell'Europa centrale, e in particolare la vivace stagione che seguì il concilio di Costanza, durante la quale istanze spirituali e poteri secolari collaborarono a tale scopo. L'esito più noto di quella stagione fu la "riforma di Melk" che, a partire dal 1418, portò l'osservanza tra i monasteri benedettini: ma non fu certo l'unico risultato, visto anche il sostanziale allineamento delle forme di vita tra i monasteri benedettini e le canoniche regolari agostiniane. La ricerca di Galban sottolinea come in Europa centrale sostenessero in quel momento tali riforme l'Università di Vienna e il duca d'Austria Alberto V d'Asburgo. Quest'ultimo era attento alla qualità degli istituiti religiosi posti nell'area soggetta alla sua influenza politica, e non poteva non occuparsi anche di Klosterneuburg, che era prossimo alla capitale, era stato fondato da Leopoldo di Babenberg († 1136) e ne ospitava la venerata tomba.
Il volume (296 pagine, di cui 223 di testo e il resto di appendici e apparati) si articola in dieci capitoli. In quello di apertura vengono esposti gli obiettivi della ricerca, le fonti utilizzate e il profilo biografico del principale protagonista della riforma quattrocentesca di Klosterneuburg, il preposito Georg Muestinger. Poi però, nel II capitolo, ci si allarga a prospettive ben più ampie: si riflette infatti sul rapporto tra il movimento dell'Osservanza (e le sue "narrative"), il primo Umanesimo, la Devotio Moderna e le sue tante sorgenti. Si trattò di una fase molto feconda: il desiderio di far ritorno alle regole fondative e alle relative spiritualità favorì lo studio e la circolazione di idee e di persone. Nel III capitolo si descrivono quindi le premesse e lo svolgimento della visita - guidata da un priore certosino e da un abate cistercense - che fu condotta tra 1418 e 1419 allo scopo di riformare monasteri e canoniche regolari dell'area austriaca. Di seguito (IV capitolo) si entra nel nocciolo della questione descrivendo quel che era Klosterneuburg all'inizio del XV secolo, le sue consuetudini, la sua struttura. All'epoca era abitato da una trentina di canonici; si parla della sua gerarchia interna, del suo ruolo liturgico, pastorale, economico e culturale, dei suoi rapporti con le canonichesse del priorato di Santa Maria Maddalena.
Nel V capitolo si descrivono le premesse, le tappe e le conseguenze della visita che si tenne nel luglio 1418. Nel corso di tale visita il preposito Albert Stöck si dimise e al suo posto fu eletto il Muestinger, fino allora decano. Il fatto di avere a disposizione fonti di tipo diverso (la versione definitiva della Charta visitationis fu redatta nel 1419; esiste una cronaca redatta nel villaggio prossimo alla canonica) permette anche di vagliare come tali cambiamenti furono osservati da diversi punti di vista e come furono interpretati all'esterno.
Dopo la visita Klosterneuburg fu riformata adottando (e adattando) una versione degli statuti di Raudnitz, ossia della forma di vita praticata dalla costellazione di canoniche regolari che aveva preso come modello quella fondata dal vescovo di Praga nel 1333 (VI capitolo). Tale versione viene dettagliatamente esposta e discussa nei capitoli VII e VIII: le fonti sono interpretate con notevole acribia e le conclusioni sono convincenti. Il IX capitolo è dedicato proprio alla particolare collocazione di Klosterneuburg nel contesto delle canoniche regolari interessate dalla riforma di Raudnitz: Galban mostra quanto e come lo stesso Muestinger abbia voluto mantenere l'indipendenza della propria canonica. Nel X ed ultimo capitolo non solo vengono riassunti i risultati della ricerca, ma viene anche approfondito il giudizio sulla figura del Muestinger, che resterà preposito fino al 1442. Anche attraverso la lettura delle sue relazioni con Koloman Knapp - un canonico di Klosterneuburg che parteciperà poi al concilio di Basilea - Galban lo può descrivere come persona moderata e desiderosa di evitare forzature, attento alla cultura e all'arte, impegnato nel dare una personale inclinazione allo stile di vita della canonica.
L'autore è un prete americano che è diventato membro dell'antica e prestigiosa canonica austriaca; il volume è l'esito editoriale di una tesi di dottorato condotta presso la Pontificia Università Santa Croce di Roma. Se un tempo era frequente incontrare religiosi impegnati in lavori di ricerca dedicati al proprio monastero o al proprio ordine, oggi la cosa non è più tanto comune; peraltro il rischio era che venissero adottate impostazioni di tipo apologetico o che fossero nascoste le questioni problematiche. Come si sarà capito, il volume sul preposito Georg Muestinger e l'introduzione della riforma di Raudnitz a Klosterneuburg è invece condotto in modo rigoroso, e l'adesione personale dell'autore agli ideali del cenobio fornisce alla trattazione sensibilità e attenzione alle sfumature.
Il libro di Galban appare pregevole anche per la modalità espositiva: la trattazione è suddivisa in numerosi piccoli paragrafi, e ciò rende più facile seguire il ragionamento; gli argomenti sono esposti in modo lineare e perfino piacevole. È evidente l'intenzione di evitare che l'apparato delle note sia appesantito, anche se ciò non rende sempre facile risalire alla fonte di un passo o alla bibliografia generale di riferimento; e se quest'ultimo può sembrare un errore veniale (o una scelta, condivisibile o meno), è certamente una lacuna l'assenza di carte che guidino il lettore lungo il Danubio o mostrino le relazioni topografiche tra i luoghi di cui si parla.
Emanuele Curzel