Stefano Caneva (ed.): The Materiality of Hellenistic Ruler Cults (= Kernos; 36), Liège: Presses Universitaires de Liège 2020, 299 S., zahlr. Abb., ISBN 978-2-87562-242-6, EUR 30,00
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Charles E. Muntz: Diodorus Siculus and the World of the Late Roman Republic, Oxford: Oxford University Press 2017
Questo volume miscellaneo, a cura di Stefano G. Caneva, raccoglie gli interventi degli studiosi che hanno partecipato al Convegno The Materiality of Hellenistic Ruler Cults, svoltosi all'Università di Liegi tra il 31 maggio e il 1º giugno del 2018, Convegno organizzato nell'ambito del progetto Practicalities of Hellenistic Ruler Cult (PHRC), che era stato elaborato dal Caneva stesso nel 2015 e che aveva ottenuto vari finanziamenti.
Non stupisce dunque che, in questo volume, Stefano Caneva sia l'autore di una ampia introduzione (Introduction: Rituals, materiality, and the cultic honours for Hellenistic political leaders, pp. 9-18), di due articoli firmati da solo (L'importance de la matérialité. Le rôle des petits autels, plaques et bases inscrits dans la compréhension des cultes pour les souverains, pp. 21-64; Les honneurs cultuels pour Attale III à Pergame (IvP I 246), pp. 147-164), di un articolo in collaborazione con Luca Lorenzon (Les hymnes pour les chefs politiques dans les fêtes civiques. L'apport local à la construction des mythologies royales, pp. 195-226) e di una postfazione che trae complesse conclusioni dall'insieme dei contributi (Afterword, pp. 227-239).
Come Caneva sottolinea nell'introduzione, il volume, sulla base del progetto da cui è nato, si focalizza su aspetti del culto dei sovrani che in genere sono stati trascurati dagli studiosi, in particolare le "practical features anchoring new cultic honors for human beings in the existing religious life of a community" (p. 10).
Secondo Caneva, la metodologia interdisciplinare del PHRC deve concentrarsi sui concreti aspetti rituali del culto dei sovrani nelle varie realtà locali (come, ad esempio, la celebrazione dei riti; le strutture degli spazi sacri; l'iconografia; l'interazione tra gli antichi e i nuovi culti); per questo egli divide gli articoli del volume in tre sezioni (Media, Supports, and Circulation; Ritual Space and Practice; Agency, Administration, and Funding), ciascuna delle quali ritagliata su ambiti particolari del culto dei sovrani.
Nella prima sezione (Media, Supports, and Circulation) troviamo tre contributi: quello di Stefano Caneva (L'importance de la matérialité. Le rôle des petits autels, plaques et bases inscrits dans la compréhension des cultes pour les souverains, pp. 21-64), oltre ad analizzare una serie di dediche Tolemaiche e Attalidi, torna a sottolineare le priorità del volume (e del progetto che ne è alla base).
Il secondo articolo è di Olga Palagia (The cult statues of the Ptolemies and the Attalids, pp. 65-81), che analizza le statue di culto dei Tolemei e degli Attalidi per mettere in evidenza somiglianze e differenze nel culto offerto ai membri di queste due dinastie. La Palagia si occupa poi degli onori offerti ad Attalo III in una famosa iscrizione pergamena (IvP 1 246), ipotizzando, sulla base delle caratteristiche della statua del sovrano posta nel tempio di Asclepio, che gli onori siano stati concessi al re per i successi militari da lui conseguiti in una campagna contro i Galati.
Il terzo, e ultimo, articolo di questa sezione (Stefan Pfeiffer, Offerings and libations for the king and the question of ruler-cult in Egyptian temples, pp. 83-102) si concentra sulla cosiddetta hyper-formula nelle iscrizioni dedicatorie dell'Egitto tolemaico, in cui il dedicante fa un'offerta in onore e per la salvezza del sovrano (citato con hyper + il genitivo), ipotizzando che questi fosse ricordato simultaneamente come un dio, destinatario dunque di onori divini, e come un uomo, bisognoso della protezione delle altre divinità.
Anche nella seconda sezione (Ritual Space and Practice) ci sono tre contributi: nel primo (Creating a royal landscape: Hekatomnid use of urban and rural sacred sites in fourth-century Karia, pp. 105-124), Rolf Strootman e Christina G. Williamson considerano l'urbanistica della città di Alicarnasso all'epoca degli Ecatomnidi come il modello usato dai sovrani ellenistici per strutturare le loro capitali in modo da interconnettere in esse e nei loro dintorni gli spazi dedicati alle attività sacre, a quelle delle comunità civiche e, infine, a quelle di corte.
Nel secondo articolo (Cults for the rulers in private settings: The gymnasia and associations of Hellenistic Egypt, pp. 125-145), Mario C.D. Paganini analizza i riti per i sovrani celebrati in ambiti privati, nelle sedi di associazioni di vario genere e nei ginnasi del territorio egiziano, sottolineando che, a suo avviso, con questi riti le elites locali speravano di consolidare il loro status sociale.
Nel terzo, e ultimo, articolo di questa sezione (Les honneurs cultuels pour Attale III à Pergame (IvP I 246), pp. 147-164) Stefano G. Caneva torna sulla iscrizione già esaminata da Olga Palagia. Egli contestualizza gli onori offerti ad Attalo III negli spazi sacri di Pergamo, sia nel santuario extramurale di Asclepio sia in quello di Zeus Soter nell'agorà superiore: egli ritiene che i magistrati e i sacerdoti della città strutturassero i riti per i sovrani in modo da mostrare la loro stretta connessione con quelli dei preesistenti culti tradizionali.
Nella terza sezione (Agency, Administration, and Funding) troviamo solo due articoli: nel primo (Who pays the bill? Monetary aspects of royal cult in the Ptolemaic Kingdom, pp. 167-193), Catharine C. Lorber si focalizza sul finanziamento del 'ruler cult' nel regno dei Tolemei, sottolineando che esso avveniva attraverso il sostanzioso contributo dei sovrani stessi, il gettito di tasse finalizzate e le generose donazioni dei privati. Nella parte finale del suo contributo, la Lorber ritiene di poter affermare che i Tolemei investissero molte più risorse dei Seleucidi nella promozione dei culti loro dedicati.
Nell'ultimo articolo della sezione (e del volume) (Les hymnes pour les chefs politiques dans les fêtes civiques. L'apport local à la construction des mythologies royales, pp. 195-226), Stefano Caneva e Luca Lorenzon si occupano in generale del contesto in cui venivano intonati gli inni in onore dei leaders politici. Entrano poi nel particolare caso di studio della connessione rituale tra Seleuco I e Apollo Archegetes, che, a loro avviso, era nata in comunità civiche e solo più tardi era diventata uno dei miti fondanti della dinastia.
Dopo una postfazione in cui Stefano Caneva riflette sui contenuti di tutti i contributi, il volume si chiude con una lunga serie di note finali, che hanno lo scopo di facilitare l'uso e la diffusione del volume: l'elenco degli autori, con l'indicazione della loro posizione accademica; gli abstracts di tutti gli articoli; la bibliografia generale; l'indice delle fonti antiche e, infine, l'indice generale.
In conclusione, possiamo dire che questo interessante volume incoraggia a proseguire gli studi sul cosiddetto 'ruler cult', mettendo in evidenza non solo gli aspetti ideologici che ne erano alla base, ma anche le dimensioni concrete della ritualità ad esso connessa, nelle forme che assumeva nei diversi stati ellenistici: in quest'ottica viene naturalmente incoraggiata una ampia multidisciplinarietà tra storiografia, papirologia, archeologia, epigrafia e numismatica.
Franca Landucci