Rezension über:

Magdalena Skoblar (Hg.): Byzantium, Venice and the Medieval Adriatic. Spheres of Maritime Power and Influence, c.700-1453 (= British School at Athens Studies in Greek Antiquity), Cambridge: Cambridge University Press 2021, XXII + 400 S., 57 Kt., 2 Tbl., ISBN 978-1-108-84070-5, GBP 90,00
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Rezension von:
Lucia Arcifa
Dipartimento di Scienze della Formazione, Università di Catania
Redaktionelle Betreuung:
Ralf Lützelschwab
Empfohlene Zitierweise:
Lucia Arcifa: Rezension von: Magdalena Skoblar (Hg.): Byzantium, Venice and the Medieval Adriatic. Spheres of Maritime Power and Influence, c.700-1453, Cambridge: Cambridge University Press 2021, in: sehepunkte 22 (2022), Nr. 6 [15.06.2022], URL: https://www.sehepunkte.de
/2022/06/36501.html


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Magdalena Skoblar (Hg.): Byzantium, Venice and the Medieval Adriatic

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Il volume raccoglie i contributi di 16 studiosi, riuniti alla British School of Roma in occasione del convegno del 2015 e coordinati da Magdalena Skoblar. Il nuovo assetto politico degli ultimi trent'anni ha favorito una rinnovata stagione di ricerche, specie nei territori di Croazia e Albania, che consente di tracciare una nuova storia dell'Adriatico altomedievale e del suo rapporto privilegiato con Bisanzio.

Nel 2009 il convegno di Comacchio a cura di Sauro Gelichi e Richard Hodges, From one sea to another, aveva delineato le caratteristiche insediative e le nuove reti di scambio nell'Adriatico altomedievale a confronto con i contesti dell'Europa settentrionale. Il volume odierno, allargando l'ottica al basso medioevo, traccia una pregevole sintesi della storia dell'Adriatico e del suo rapporto con Bisanzio, mostrando la complessità di un quadro geopolitico mutevole e composito, quale si delinea dopo la fine dell'unità giustinianea, ben distante dall'interpretazione dominante di un 'grande lago' su cui Venezia impone il suo dominio.

Il sito di Butrinto in Albania, illustrato da Richard Hodges, rappresenta un osservatorio privilegiato per evidenziare la discontinuità nei secoli VII-X rispetto alla realtà urbanistica del VI secolo; la cultura materiale mostra una stretta connessione con l'Italia meridionale bizantina e, in particolare, il Salento e la Sicilia orientale.

L'analisi di Joanita Vroom delle anfore da trasporto e della ceramica da mensa di Butrinto consente di verificare per tutta la fase mediobizantina il legame tra Adriatico e area egea mentre dopo il 1204 è possibile misurare un improvviso cambio di orientamento e una più stretta connessione tra Butrinto, l'Adriatico settentrionale e la stessa Venezia. Alla vitalità delle reti di scambio documentate dall'archeologia, d'altra parte, fa riscontro il silenzio delle fonti documentarie, riflesso, secondo Francesco Borri, di una netta perdita d'importanza dell'Adriatico settentrionale per Bisanzio e premessa di una focalizzazione della presenza bizantina nella parte più meridionale a sud di Otranto.

All'interno di questo vuoto si inserisce la nascita di Venezia: la natura del suo dominio, in equilibrio tra carattere adriatico, bizantino e italiano, sono affrontati da Stefano Gasparri che sottolinea la necessità di rivedere la visione semplicistica di una Venezia appendice di Bisanzio. Dati archeologici e fonti letterarie confermano il carattere accentuatamente militare della prima fase e consentono di accertare la relazione tra la caduta di Ravenna ad opera dei Franchi e lo sviluppo commerciale di Venezia. I caratteri peculiari dell'insediamento in laguna sono riletti da Sauro Gelichi nel quadro ben più ampio della nascita delle nuove città che sorgono nell'Alto Adriatico, della loro essenza e peculiarità in stretta sinergia con le caratteristiche geomorfologiche degli spazi lagunari che occupano.

L'arrivo dei Franchi e il conseguente trattato di Aachen mutano profondamente il quadro geopolitico dell'Adriatico nel IX secolo sollecitando la riorganizzazione thematica attuata da Bisanzio nei territori della Dalmazia e contribuendo a rafforzare il nuovo ruolo di Zadar descritto da Trpimir Vedriš.

Analogamente, con riguardo alla sponda occidentale, il contributo di Thomas S. Brown delinea il ruolo chiave di Ravenna e del suo arcivescovo negli scambi tra Oriente e la valle del Po e la persistenza dei legami culturali e ideologici con Bisanzio, chiave identitaria per la società.

L'intervento di Jean-Marie Martin sull'Apulia punta i riflettori sulla parte meridionale di questo spazio geopolitico e sui caratteri peculiari di questo tratto di costa dove l'istituzione del Catepanato d'Italia inaugura l'esistenza di una provincia bizantina dai caratteri peculiari: lingua latina, influenza longobarda in campo giuridico, mancanza di una aristocrazia locale. La circolazione monetaria ancora intensa sembra il portato di trasferimenti finanziari e salari che convogliano un flusso costante di denaro costantinopolitano in Italia.

L'indagine sui sigilli ritrovati sulle due sponde dell'Adriatico, condotta da Pagona Papadopolou, è una ulteriore riprova dell'investimento di tipo economico e militare di Bisanzio nell'Adriatico che evidenzia l'organizzazione amministrativa provinciale dell'impero e le sue categorie più rappresentative, quali ufficiali militari e membri dell'alto clero.

Una seconda serie di contributi focalizza il racconto sui secoli del pieno Medioevo. Mostrano attraverso diverse prospettive il mutato rapporto con Bisanzio e il peso dei nuovi attori. Attraverso lo studio delle icone e del loro afflusso lungo le coste dell'Italia e della Dalmazia dopo la caduta di Costantinopoli Magdalena Skoblar illumina le caratteristiche del sostrato locale e le strette relazioni con il mondo bizantino già rintracciabili nell'adozione delle icone bizantine in ambito cultuale nel corso dell'XI secolo.

L'intervento di Peter Frakapan mette a fuoco il nuovo ruolo di Venezia in Adriatico nel fermare l'avanzata Normanna sulle coste orientali dell'Adriatico, e il peso delle Crociate nella crescita economica di Venezia. Sarà comunque a partire dal XII secolo che i rapporti tra Venezia e Bisanzio saranno ulteriormente codificati: il saggio di Michael Angold si sofferma sul trattato del 1198 per mostrare come esso costituisca un vero turning point nel rapporto tra Venezia e Bisanzio: non si tratta più di agevolazioni commerciali e esenzioni dai dazi doganali ma di esercitare una autorità di ordine morale e politico, riassunta nella formula semper defensores Romanie, che esalta il ruolo di Venezia nel preservare Bisanzio dai pericoli interni e esterni.

La caduta di Costantinopoli nel 1204 rafforzerà ulteriormente il ruolo di Venezia, trasformando l'Adriatico in un 'lago veneziano; l'analisi di Guillame Saint-Guillan delinea le modalità di spartizione dei territori dell'impero bizantino e le assegnazioni di terra lungo l'Adriatico e il mar Jonio cui si aggiunge lo stretto di Otranto, indispensabile punto per il controllo dell'intero Adriatico. Da questa posizione di forza il secolo successivo vedrà il pieno coinvolgimento di Venezia nelle crociate: Cristopher Wright traccia il processo attraverso cui Venezia estende il suo dominio dall'Adriatico fino al Bosforo nel corso del XIV secolo fino alla formazione dello Stato da Mar; un contesto geografico e politico che secondo Oliver Jens Schmitt va affrontato come una "trasnational region", caratterizzato dall'apporto di albanesi e dalmati che, secondo Elisabeth Crouzet-Pavan, contribuiscono alla riconfigurazione urbanistica di Venezia nell'XV secolo.

Il volume, come si vede, contribuisce a far luce su una realtà multiforme, analizzata in passato attraverso i due terminali (Venezia e Bisanzio) di questo spazio geopolitico; alla sua dimensione prevalente di strada verso Bisanzio si sostituisce, come sottolinea Chris Wickham nelle sue conclusioni, "a location in which local communities on all the coasts of the sea were interlocking with power and economic relations that by no means privileged one end of the sea or the other".

Lucia Arcifa