Martin Hallmannsecker: Roman Ionia. Constructions of Cultural Identity in Western Asia Minor (= Greek Culture in the Roman World), Cambridge: Cambridge University Press 2022, 308 S., 6 Kt., 11 Abb., 11 Tbl., ISBN 978-1-009-15018-7, GBP 75,00
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Juan Manuel Cortés Copete / Fernando Lozano Gómez / Elena Muñiz Grijalvo (eds.): Ruling the Greek World. Approaches to the Roman Empire in the East, Stuttgart: Franz Steiner Verlag 2015
Arjan Zuiderhoek: The Politics of Munificence in the Roman Empire. Citizens, Elites and Benefactors in Asia Minor, Cambridge: Cambridge University Press 2009
Eugenio Amato: Traiani Praeceptor. Studi su biografia, cronologia e fortuna di Dione Crisostomo, Besançon: Presses Universitaires de Franche-Comté 2014
La ricerca si inserisce nell'orientamento di studi impegnato a riconoscere e valorizzare le forme di comunicazione, l'autorappresentazione, le espressioni e le manifestazioni identitarie della cultura greca in età romana. [1] L'efficacia di queste indagini dipende, in primo luogo, dalla determinazione dell'obiettivo: in assenza della scelta precisa di un tema, di un'area e di un'epoca il rischio di produrre generalizzazioni prive di reale sostegno e quindi povere di novità resta alto. Anticipo subito che questa notevole monografia non corre simili pericoli: si estende per sei capitoli dedicati ad approfondire la peculiare identità degli Ioni d'Asia attraverso specifiche chiavi di lettura considerate adatte allo scopo. Le coordinate cronologiche abbracciano il periodo a partire dall'età tardo-ellenistica, dalla resa a provincia dell'Asia, sino al III secolo d.C. Si tratta di un mondo e di un'epoca sinora piuttosto trascurati dalla ricerca moderna a vantaggio di indagini incentrate più su fenomeni di etnogenesi degli Ioni, polarizzate quindi sull'epoca arcaica e classica. Giustamente l'Autore sottolinea, invece, la relativa abbondanza di fonti epigrafiche e numismatiche, abbondanza che permette un'indagine dell'autorappresentazione ionica e della consapevolezza identitaria durante il periodo prescelto. Le fonti letterarie sono valorizzate in funzione di quanto possono rivelare "about notions current in the period in which they were written" (5). Si tratta di affermazioni molto promettenti per la ricerca, anche se credo che la natura eminentemente narrativa delle fonti letterarie non sempre possa essere garanzia di immediatezza delle realtà riprodotte, anche quando rappresentino fenomeni contemporanei. Nel caso di Strabone, poi, è indispensabile uno scrutinio attento per comprendere la differenza, talora non marcata da indicatori, tra espressione autoriale e ripresa da altri testi. [2]
Nell'Introduction l'Autore chiarisce gli scopi del volume e si premura di definire alcuni vocaboli ricorrenti nel testo, come "cultural identity", "ethnicity" e, in primo luogo "Ionianness", termine che impiega "to designate expressions and perceptions of a distinct Ionian cultural identity" (10). Le riflessioni sul ruolo poco brillante di città ioniche durante le guerre persiane e sul peso negativo che ciò dovette comportare per la percezione della Ionianness sono ampiamente condivisibili. [3] Nei quattro capitoli centrali l'A. analizza distinti fenomeni pertinenti alla costruzione e alla rappresentazione dell'identità ionica, mentre nel primo capitolo descrive lo spazio - mentale prima che geografico - della Ionia d'Asia e il sesto capitolo è dedicato alla ricerca della Ionianness outside Ionia, ai luoghi, cioè, sulle coste del Mar Nero di fondazione ionica - per lo più milesia - centro di diffusione di cultura e a loro volta sedi spesso accoglienti per popolazioni o singoli indigeni. Uno spazio alla trattazione è riservato anche alla sorprendente espressione di ionicità da parte di città nella Pisidia e nella Frigia come Isinda e Sinnada.
La tenuta della coscienza identitaria ionica superò una prima difficile esperienza in età ellenistica, quando le città della regione, sino ad allora unite sotto i sovrani achemenidi, compirono scelte politiche differenti. Alla perdita dell'unità non si accompagnò la frammentazione dei legami interpoleici delle città ioniche e la celebrazione di feste e culti comuni continuò senza interruzioni significative. L'età romana non portò conseguenza distruttive, la regione si ricompattò all'interno di una realtà provinciale unitaria e si procedette a una revisione dei momenti forti del passato e del presente, come è testimoniato da Strabone. Le ipotesi avanzate dall'Autore sulle ragioni dell'Ephesocentrism straboniano (derivazione da Artemidoro di Efeso) sono convincenti. Nel primo capitolo l'Autore discute la creazione della nuova provincia d'Asia e il sistema dei conventus iuridici, le nuove strutturazioni giuridico-amministrative imposte dal governo romano. [4] Non sono però convinta che il passo di Strabone (14.1.38) si riferisca ai conventus: l'indicazione del Geografo è pertinente all'intera condizione amministrativa della provincia, definita da un'apposita lex provinciae da Manius Aquilius. [5] Ugualmente, non ritengo sicuro considerare i conventus derivazione da precedenti strutturazioni attalidi; ogni dominio di una qualche estensione procede a frazionamenti, comunque li si voglia denominare, ma per ricostruire un rapporto diretto tra i topoi e le strategie attalidi o addirittura le satrapie persiane, e i conventus romani sono necessarie prove più forti della constatazione di una successione cronologica tra dominazioni che occupano uno stesso territorio. Ritengo, invece, che l'asserzione di continuità storica dovrebbe includere una comprovabile derivazione genetica.
Il ruolo fondamentale di Efeso e Smirna nella serrata competizione per gli onori e la titolatura riceve un adeguato trattamento; Efeso, inoltre, sede del governatore (caput Asiae, elemento che forse era da considerare), possedeva una dignità difficilmente uguagliabile. La lega ionica delle dodici e poi tredici città mostra la vitalità e la capacità di rifunzionalizzarsi durante l'età romana. La struttura dalle antiche origini religiose e devota al culto di Poseidone Eliconio acquisì in età imperiale nuove competenze e possibilità di azione. L'elenco dei dignitari della lega in età romana (Appendix, 240-246) è assai utile per comprendere le nuove condizioni della lega.
Una dimensione cultuale più ampia è offerta nel terzo capitolo dove sono indagati i culti e i miti comuni della Ionia. La condivisione di tali culti e la valorizzazione di miti esclusivi adatti a nobilitare le città animarono la vita culturale e distinsero la Ionia nel mondo greco. Il prestigio di un passato mitico aggiunse un valore impagabile al presente e - in più - non necessitava di creazioni artificiose, come invece accadeva per nuove città o colonie. [6] Nel capitolo successivo l'esame dei sistemi calendariali e delle ere si accompagna a un'acuta indagine onomastica sui nomi propri legati a fondatori mitici, o correlati in modo stretto a realtà ioniche. Grazie alla documentazione fornita dal LGPN e alla capacità di sfruttarla al meglio la ricerca offre risultati, mentre la lunga discussione sulla datazione, sulle ere e sugli eponimi si chiude con più dubbi che acquisizioni. [7] Il quinto capitolo, efficace e ben argomentato, è dedicato al dialetto ionico e completa un quadro di insuperabile distinzione culturale per tutti i Greci. Al termine del lavoro la ricomposizione della sfaccettata identica ionica conduce a unità di significato; come sostiene l'Autore proprio la consapevole dinamicità dei vari aspetti rende comprensibile la vitalità e la continua evoluzione della Ionianness nell'impero romano.
Annotazioni:
[1] Si tratta di un settore relativamente recente di studi, ma è doveroso segnalare opere pioneristiche rimaste a lungo pressoché isolate come André Boulanger: Aelius Aristide et la sophistique dans la province d'Asie au IIe siècle de notre ère, Paris 1923, e Cecil J. Cadoux: Ancient Smyrna. A History of the City from the Earliest Times to 324 A.D., Oxford 1938.
[2] Credo che un maggiore utilizzo delle Vitae Sophistarum di Filostrato (cfr., per esempio, VS, 513; 516; 519, 540, 574) e dell'opera di Luciano avrebbe arricchito il discorso sulla Ionianness e sulla sua costruzione. Per la complessa dialettica tra descrizione del passato, influenza della cultura contemporanea, obliterazione parziale delle tradizioni cittadine, processi di inclusione ed esclusione vd. ora Chiara Battisti: The Description of Ionia in Strabo and Pausanias, in: "Euphrosyne" 50 (2022), 43-60.
[3] Si vedano anche i due importanti contributi: Giuseppe Ragone: La guerra meliaca e la struttura originaria della lega ionica in Vitruvio 4,1,3-6, in: "Rivista di Filologia e di Istruzione Classica" 114 (1986), 173-205, e di Mauro Corsaro: Gli Ioni tra Greci e Persiani: il problema dell'identità ionica nel dibattito culturale e politico del V secolo, in: Achaemenid History, VI: Asia Minor and Egypt: Old Cultures in a New Empire. Proceedings of the Groningen 1988 Achaemenid history workshop, edited by Heleen Sancisi-Weerdenburg / Amelie Kuhrt, Leiden 1991, 41-55. Sulla genesi dell'identità ionica vd. ora Nicholas D. Cross: The Panionia: The Ritual Context for Identity Construction in Archaic Ionia, in: "Mediterranean Studies" 28.1 (2020), 1-22.
[4] La traduzione (44, nota 99) di αὖξε Πέργη ἡ πρώτη τῶν ἀγορέων con 'long live Perge, first of the market towns' per I.Perge 331, II, 15-16 non mi pare corretta, cfr. la traduzione di Charlotte Roueché, 'Up with Perge, first among the assize-centres.' (208) in Charlotte Roueché: Floreat Perge, in: Images of Authority: papers presented to Joyce Reynolds on the Occasion of her seventieth Birthday, edited by Margaret M. Mackkenzie / Charlotte Roueché, Cambridge 1989, 206-222, 208, ll. 11-12.
[5] 41: "This surely refers to the conventus system as such and does not imply that the geographical extent of the province remained unchanged." La seconda parte della frase esprime un dato evidente sostenuto da una ricca documentazione, mentre, per la prima parte questo è il passo di Strabone, 14.1.38: Μάνιος δ' Ἀκύλλιος ἐπελθὼν ὕπατος μετὰ δέκα πρεσβευτῶν διέταξε τὴν ἐπαρχίαν εἰς τὸ νῦν ἔτι συμμένον τῆς πολιτείας σχῆμα.
[6] Vd. l'epigrafe pubblicata da Johannes Nollé: Perseus und Andromeda in Deultum. Eine römische Colonia am Schwarzen Meer und ihr Rückgriff auf einen griechischen Weltrandmythos, in: Die Außenbeziehungen pontischer und kleinasiatischer Städte in hellenistischer und römischer Zeit, edited by Victor Cojocaru / Christof Schuler, Stuttgart 2014, 209-258.
[7] Per il significato simbolico dei giorni (157) è da aggiungere l'esemplare saggio di Anthony T. Grafton / Noel M. Swerdlow: Calendar Dates and Ominous Days in Ancient Historiography, in: "Journal of the Warburg and Courtauld Institutes" 51 (1988), 14-42.
Domitilla Campanile