Christophe Feyel / Laetitia Graslin-Thomé: Le projet politique d'Antiochos IV. (journées d'études franco-allemandes, Nancy 17 - 19 juin 2013) (= Études anciennes; 56), Paris: de Boccard 2014, 492 S., ISBN 978-2-913667-40-2, EUR 26,00
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Nella rinnovata fortuna degli studi sui Seleucidi non poteva mancare un volume dedicato ad Antioco IV, la figura forse più complessa della dinastia, su cui peraltro non è mai calata l'attenzione dopo le fondamentali monografie di O. Mørkholm (1966) e di P.F. Mittag (2006).
Il libro in oggetto trae origine dalle giornate di studio franco-germaniche (Nancy, 17-19 giugno 2013). Consta di tre parti, dopo un 'Avant-Propos' di Chr. Feyel, L. Graslin-Thomé e P.F. Mittag e un articolo di Chr. Feyel e L. Graslin-Thomé, introduttivo al volume e in cui vengono già affrontati temi poi sviluppati nei vari contributi (Antiochos IV, un réformateur méconnu du royaume séleucide?). Nella prima sezione l'attenzione è incentrata sull'enigmaticità di Antioco IV (Un souverain énigmatique?), con articoli di P. Goukowsky, D. Knoepfler, P.F. Mittag e J. Bernhardt; nella seconda è posto l'accento sulle riforme del dinasta (Les réformes structurelles), grazie agli studi di Chr. Mileta, J.-Chr. Couvenhes, Chr. Fischer-Bovet, C. Doyen, G. Gorre et S. Honigman; nella terza è analizzato il panorama multietnico del suo regno (La diversité des réactions locales), con lavori di M.-Fr. Baslez, L. Martinez-Sève, O. Coloru, Ph. Clancier. Le pagine di conclusioni di Fr. Joannès chiudono il libro, insieme alla bibliografia utilizzata e agli indici degli antroponimi e dei toponimi (ma non delle fonti citate).
Mi limito a una panoramica generale, senza pretesa di completezza, dato che il volume copre molti campi d'indagine, anche con l'ausilio di differenti metodologie di ricerca (l'unica assenza di un certo peso è un lavoro di stampo archeologico).
Nella prima sezione, se P. Goukowsky opera un attento confronto dei frammenti polibiani con quelli diodorei, nonché con luoghi di Livio, Appiano e altri autori (passi fondanti per una valutazione negativa del dinasta, che tanto hanno influito sui moderni), D. Knoepfler riconsidera la permanenza di Antioco IV ad Atene (e i suoi rapporti con Delo). Contro tentativi recenti di limitare il suo soggiorno in Attica a pochi mesi, [1] lo data tra il 180/179 ca. e il 175 a.C. P.F. Mittag, dal canto suo, studia l'episodio del cerchio di Popilio Lenate e le numerose ambascerie romane in Siria e dei Seleucidi a Roma, riconoscendo la volontà di Antioco di uniformarsi, se non addirittura di accondiscendere ai voleri dell'Urbe. J. Bernhardt, poi, riconsidera la volontà del sovrano di presentarsi alle elezioni come agoranomos e demarchos (presumibilmente ad Antiochia) e di introdurre dei monomachoi, scorgendovi precisi emprunts romani.
Nella seconda sezione del libro, Chr. Mileta traccia il ritratto di un personaggio un poco trascurato, Seleuco IV Philopator (e non Eupator, come si legge nel titolo; cf. 171, 179), compresso tra il padre Antioco III e il fratello Antioco IV. Lo studioso lo rivaluta a dispetto di una rappresentazione delle fonti certo non positiva. La descrizione dell'esercito di Antioco IV durante la parata di Dafne del 166 a.C. [2] attira l'attenzione di J.-Chr. Couvenhes, che critica l'ipotesi di N. Sekunda riguardo a una incisiva riforma militare sotto il suo regno, ritenendo che al più il sovrano avrebbe tratto qualche spunto dal mondo romano (in particolare, il corpo di 5.000 uomini armati appunto come i Romani). [3] Chr. Fischer-Bovet si interroga sugli aspetti legati alle spedizioni di Antioco IV in Egitto nella sesta guerra siriaca (con discussione talora di questioni affrontate anche negli studi succitati di Bernhardt e Couvenhes). Sulla base della documentazione conosciuta e di documenti demotici ancora inediti che attestano, tra l'altro, l'introduzione dell'era seleucide nel regno lagide, ritiene possibile che Antioco si sia fatto coronare a Menfi, assumendo il titolo di re d'Egitto con o senza una cerimonia epicoria. C. Doyen, nell'unico saggio di carattere numismatico, indaga sulle riforme ponderali e monetali sotto Antioco IV, individuando nelle coniazioni in bronzo l'aspetto maggiormente innovativo. G. Gorre e S. Honigman analizzano i rapporti tra Antioco IV e i Giudei nel quadro della dialettica tra i sovrani e i centri religiosi e le caste sacerdotali locali nel mondo ellenistico, con un crescente aumento del controllo centrale per una serie di concause. Il confronto è operato soprattutto con l'Egitto, ma lo stesso regno siriaco offrirebbe spunti adeguati: vd. i Fratarakā in Perside, il legame con la tradizione avìta e il loro status prima dell'arrivo dei Parti. Si tratta comunque di un modello interpretativo degno di considerazione, che richiede una certa fluidità applicativa in base ai singoli contesti (vd. per Antioco IV l'importanza attribuibile al tentativo di ottenere l'ubbidienza generalizzata degli ethne del suo regno, imponendo che tutti formassero un solo popolo e ciascuno abbandonasse le proprie leggi). [4]
Anche M.-Fr. Baslez, nel lavoro che apre la terza sezione, indaga sulla documentazione epigrafica e letteraria relativa ai rapporti tra i Seleucidi (da Antioco III ad Antioco V) e i Giudei, nonché altre comunità vicine (i Sidoni di Sichem), sottolineando come Antioco IV abbia sottostimato la specificità ebraica, riguardo al Tempio e alla sua organizzazione teocratica. Alla spedizione del 165-164 a.C., in cui il Seleucide trovò la morte, è riservata l'indagine di L. Martinez-Sève. La studiosa, combinando i non molti dati della documentazione, sottolinea l'importanza delle regioni orientali per la politica del sovrano. O. Coloru, invece, ricostruisce i rapporti tra Antioco IV (e già prima di lui Antioco III) e Media Atropatene, ipotizzando un matrimonio tra una non meglio specificabile principessa seleucide e un sovrano locale a nome Ariobarzane (nome dinastico prima di allora mai attestato), ai tempi dell'Epifane. Ph. Clancier, dal canto suo, sulla scorta di T. Boiy, [5] attribuisce già ad Antioco III la volontà di creare una polis o di impiantare una comunità greca a Babilonia. Il che contrasta con la documentazione epigrafica (vd. OGIS 253, ammettendone beninteso l'origine babilonese) e con l'interpretazione corrente, che enfatizza il ruolo giocato da Antioco IV, peraltro ampiamente riconosciuto dallo studioso.
Non era facile proporre un quadro nuovo su Antioco IV, ma va dato merito ai curatori e agli autori del volume di aver presentato contributi che, pur con qualche ridondanza, fanno luce su alcuni aspetti finora trattati in modo incompleto, spesso con valide chiavi interpretative o comunque offrendo materiale per una riconsiderazione del Seleucide. L'immagine, comunque problematica, di Antioco IV, lungi dall'essere quella di un sovrano fou, viene ampiamente rivalutata e le sue linee politiche sono ritenute tappe di un piano lucido e razionale, sicché viene recuperato un protagonista non solo del II secolo a.C. ma di tutta l'età ellenistica.
Sono pochi i campi d'indagine lasciati in subordine o trascurati, da considerarsi peraltro altrettanto importanti per la comprensione del personaggio e dei suoi intendimenti politici. Basti pensare al cambio di nome da Mitridate in Antioco; [6] al rilevante ruolo del sovrano nello sviluppo della titolatura aulica; [7] all'importanza della monetazione come veicolo di propaganda (sia nell'introduzione degli epiteti nella leggenda monetale sia nella scelta di alcuni tipi, come evidenziato da recenti contributi di P.P. Iossif, da solo o insieme a C. Lorber); alla politica culturale (incluso il rapporto problematico con i filosofi, in particolare gli Epicurei). Nodo fondamentale è anche il matrimonio con Laodice IV, dai più ritenuta moglie di Antioco il Figlio, Seleuco IV e, appunto, Antioco IV (ma taluni, tra cui Coloru, negano che si tratti della medesima Laodice). [8]
Sono lacune che comunque non inficiano l'importanza di un volume da ritenersi imprescindibile per ogni analisi futura su Antioco IV e sul periodo in questione.
Note:
[1] B. Scolnic: When did the future Antiochos IV arrive in Athens?, "Hesperia", 83 (2014), 123-142.
[2] Ma la datazione esatta è oggetto di discussione, come risulta anche dall'alternanza tra 166 e 165 riscontrabile nel volume; ad es., 125, 148 ss., 181-182, 442, 234 (164 per un refuso), 243, 245.
[3] Cf. 199-200, 202, con posizione più sfumata rispetto a Bernhardt riguardo ai monomachoi.
[4] Mach., I, 1, 41 ss. Cf. F. Muccioli: Elementi per una riconsiderazione delle etnie minoritarie nel regno dei seleucidi, "Ricerche Storico Bibliche", 27, 1 (2015), 71-89, partic. 82-89.
[5] T. Boiy: Late Achaemenid and Early Hellenistic Babylon, Leuven 2004, 208 (AD II, 187A, v, ll. 9-10).
[6] Vd. comunque 88-90 dell'articolo di Knoepfler.
[7] Cf. 21-23, 65, 142, 202.
[8] Vd. 407-408 (cf. 28, 171-172). Sul problema cf. I. Savalli-Lestrade: Le mogli di Seleuco IV e Antioco IV, in Studi Ellenistici, 16, Pisa 2005, 193-200, partic. 199-200; P. Iossif / C. Lorber: Laodikai and the Goddess Nikephoros, "AntClass", 76 (2007), 63-88, partic. 65-71.
Federicomaria Muccioli