Aneurin Ellis-Evans: The Kingdom of Priam. Lesbos and the Troad between Anatolia and the Aegean (= Oxford Classical Monographs), Oxford: Oxford University Press 2019, XXV + 350 S., 8 Kt., 25 s/w-Abb., ISBN 978-0-19-883198-3, GBP 75,00
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Rielaborazione delle ricerche dottorali sulla Troade e su Lesbo, il volume di Ellis-Evans raccoglie i risultati di un'indagine dedicata alle dinamiche identitarie, economiche e politiche che hanno modellato le comunità insediate in questa parte dell'Eolide micrasiatica. Lo studio è scandito da una scelta di case studies, ciascuno dei quali mette in luce uno o più fattori che hanno favorito l'integrazione regionale.
Il volume si articola in sette sezioni, la prima delle quali intende illustrare la cornice metodologica alla base del lavoro. L'introduzione (pp. 1-12) mette a fuoco gli obiettivi della ricerca, identificando - per l'appunto - nell'analisi dei fattori che promossero l'integrazione regionale e/o che perpetuarono il particolarismo locale il principale nucleo d'interesse dell'indagine.
Il primo capitolo (pp. 15-56) è dedicato alla polis di Ilio e al prestigio che essa progressivamente acquisì nel periodo del suo massimo splendore (IV-I sec. a.C.) come centro di networks di carattere simbolico, economico e sociale. Per ciascuna di queste reti fra loro interconnesse, Ellis-Evans rintraccia altrettante evidenze documentali nelle quali trovano espressione i tre principali elementi di aggregazione regionale, vale a dire: Strabone e l'eredità troiana di Ilio; le emissioni in argento della zecca iliense e l'orizzonte bosforano-pontico della Troade settentrionale; l'epigrafia locale di Ilio e il koinon di Atena Iliaca come strumento di intermediazione politico-diplomatica in grado di tutelare gli interessi dei membri stessi del koinon.
Al centro del secondo capitolo (pp. 57-99) è il ruolo giocato dal monte Ida e dal territorio ad esso circostante non soltanto in quanto area di discrimine geografico-climatica fra Troade 'bosforana' e Troade 'mediterranea', ma anche in quanto luogo di grande importanza economica, simbolica ed identitaria. A margine dell'esposizione, Ellis-Evans produce una raccolta di passi scelti di Teofrasto nella quale sono registrate in ordine alfabetico tutte le diverse specie della flora dell'Ida menzionate nel Περὶ φυτῶν ἱστορία (pp. 100-106).
Due motori di coesione territoriale sono individuati da Ellis-Evans in altrettanti fattori economico-politici che caratterizzano la storia regionale fra età achemenide e età ellenistica, vale a dire la presenza di allevamenti equini nella valle dello Scamandro e l'aggregazione di più centri minori in sinecismi o in regimi di simpolitia. Il contributo ad essi riconosciuto in termini di integrazione regionale è delineato - a dire il vero in maniera diseguale e secondo approcci non del tutto perspicui - nel corso del terzo capitolo (pp. 109-153).
Nel quarto capitolo (pp. 155-197) vengono prese in esame alcune fasi della storia della perea di Mitilene, ritenute cruciali per la formazione e per il consolidamento di un network economico-commerciale fra la polis isolana e un certo numero di centri troadici, eolici e misi. L'invio di cleruchi ateniesi a Lesbo nel 427 a.C. è assunto come momento di passaggio da un rigido controllo politico dei Mitilenesi sugli insediamenti continentali ad una fase di influsso più squisitamente economico, regolato dalla condivisione di un medesimo standard ponderale, per mezzo del quale si intendevano promuovere e rafforzare gli scambi e le relazioni commerciali.
Il quinto capitolo (pp. 199-243) contiene una rilettura delle testimonianze disponibili sull'evoluzione del koinon di Lesbo in età ellenistica. Ellis-Evans ribadisce con opportuna enfasi la necessità di operare una distinzione fra i koina nati in contesto greco-continentale e quelli sviluppatesi sul versante micrasiatico, gli uni e gli altri divisi da un diverso grado di coesione politico-istituzionale (più orientati verso un'aggregazione di tipo federale in Grecia, più vòlti ad una generica cooperazione interpoleica a Lesbo e in Asia Minore), ma simili nell'obiettivo di far fronte comune davanti a minacce esterne e nel riconoscersi partecipi di una medesima identità, pur nella diversa sensibilità di ciascuna polis rispetto al proprio passato mitico. Centrale nella ricostruzione dei rapporti fra i membri del koinon di Lesbo è, com'è ovvio, l'apporto di IG XII Suppl. 136, il cui testo è ripubblicato in un'appendice al capitolo (pp. 243-247).
Nel sesto capitolo (pp. 249-284), infine, Ellis-Evans affronta il problema relativo al controllo della perea sud-eolica da parte di Mitilene, tracciando una breve storia delle controversie locali che, fra V secolo a.C. e I secolo d.C., interessarono il territorio compreso fra Neso Pordoselene a nord e Pitane a sud. Il mantenimento della perea continentale in epoca romana è da attribuire al ruolo giocato dalle élites di Mitilene, le quali non soltanto si prodigarono in un'intensa attività diplomatica che puntava ad ottenere il favore dei dominatori romani, ma promossero al contempo riletture del passato mitico lesbio-mitilenese che enfatizzassero in modo particolare i legami con le tradizioni e le genealogie dell'Eolide meridionale. Lo stretto rapporto di contiguità fra Lesbo e il continente antistante, del resto, è riverberato sotto il profilo amministrativo dall'assegnazione delle poleis isolane ai conventus continentali con sede a Pergamo e ad Adramittio.
Il volume è chiuso da una sezione ricapitolativa (pp. 285-291), da una bibliografia (pp. 293-320) e dagli indici (pp. 321-350).
La varietà dei temi trattati denota sì la ricchezza della ricerca, ma sembra segnarne talvolta il limite. Pur ispirato da un passo iliadico (Il. XXIV 543-546; cf. pp. 4-5), il titolo sembrerebbe delineare, di primo acchito, i contenuti di uno studio incentrato sulla Troade e legato a filo doppio alla tradizione omerica. Come dichiara il sottotitolo, tuttavia, Ellis-Evans amplia il perimetro geografico dell'indagine, sino al punto da suggerire un'estensione del kingdom of Priam a comprendere anche l'isola di Lesbo - che, nella testimonianza omerica, sembra piuttosto configurarsi come riferimento geografico esterno ai domini di Priamo. La tradizione omerica, peraltro, pur riemergendo occasionalmente nel corso dello studio (specialmente nei primi due capitoli), non arriva mai a rappresentare un vero tratto comune al fondo di tutti i case studies esaminati. Con l'intento di fornire un numero di informazioni che non si limitino al dato archeologico-letterario, nei primi tre capitoli Ellis-Evans si produce in un certo numero di divagazioni a carattere geo-etnografico le quali, se talvolta supportano utilmente la linea argomentativa seguita, nondimeno si espandono in qualche caso oltre il dovuto, suscitando nel lettore un certo senso di disorientamento.
Claudio Biagetti