Rezension über:

Pier Franco Beatrice: The Philosophy of the Few against the Christians. An Inquiry into the Textual Transmission of Porphyry's Philosophy according to the Chaldean Oracles (= Studies in Platonism, Neoplatonism, and the Platonic Tradition; Vol. 31), Leiden / Boston: Brill 2024, XVIII + 581 S., ISBN 978-90-04-68006-7, EUR 266,43
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Rezension von:
Tiziano Dorandi
Centre Jean Pépin, Villejuif / Centre National de la Recherche Scientifique / École normale Supérieure, Paris
Redaktionelle Betreuung:
Matthias Haake
Empfohlene Zitierweise:
Tiziano Dorandi: Rezension von: Pier Franco Beatrice: The Philosophy of the Few against the Christians. An Inquiry into the Textual Transmission of Porphyry's Philosophy according to the Chaldean Oracles, Leiden / Boston: Brill 2024, in: sehepunkte 25 (2025), Nr. 1 [15.01.2025], URL: https://www.sehepunkte.de
/2025/01/39534.html


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Pier Franco Beatrice: The Philosophy of the Few against the Christians

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Da decenni, Beatrice è impegnato in quello che possiamo considerare il progetto principe della sua attività di ricerca: dimostrare che La filosofia secondo gli Oracoli Caldaici di Porfirio era all'origine un'opera immensa in quindici libri, perduta nella sua integralità, ma della quale si conservano ancora importanti e consistenti porzioni nella produzione del filosofo di Tiro sotto forma di trattati conosciuti fino a noi sotto titoli fittizi.

Per avere una prima idea dell'impegno costante e continuo di Beatrice sul soggetto è sufficiente scorrere la lista delle sue pubblicazioni (elencate alle pagine 535-538), che coprono un arco temporale che va dal 1985 a oggi.

I risultati dell'insieme di questa importante produzione sono presentati ora in maniera sistematica e sintetica nel volume The Philosophy of the Few against the Christians, che si declina in cinque parti e in quarantaquattro capitoli. Precedono una premessa, una lista delle abbreviazioni e una introduzione; seguono una breve conclusione, l'impressionante bibliografia e due brevi indici degli autori e delle opere anonime e dei soggetti.

L'opera di Porfirio intitolata, nella traduzione proposta di Beatrice, La filosofia secondo gli Oracoli Caldaici non era in tre libri, come si legge d'abitudine, ma in quindici. Di questa lo studioso suggerisce una ricostruzione della struttura e dei contenuti che cerco di riassumere in maniera estremamente sommaria che non dà se non una pallida idea della ricchezza dei suoi contenuti e delle argomentazioni.

La prima parte dell'opera porfiriana contava tre libri e era consacrata a una discussione critica con Giamblico relativa alle pratiche teurgiche. Essa corrisponde alla produzione di Porfirio che circola oggi frammentaria con i titoli Sulle statue, Sul ritorno dell'anima e Lettera a Anebo. Il fine di questa sezione era quello di dimostrare l'inutilità della teurgia per la salvazione dell'anima intellettuale. Nella seconda parte, in cinque libri, Porfirio poneva poi i fondamenti storici per lo sviluppo del suo pensiero filosofico. Questa sezione doveva contenere non solo quanto oggi conosciamo come Cronologia e Storia della filosofia (quest'ultima ridotta in frammenti a eccezione della Vita di Pitagora), ma anche la Vita di Plotino, che più tardi assunse il ruolo di introduzione all'edizione delle Enneadi di Plotino curata dal medesimo Porfirio.

Lo studio e la restituzione dei sette libri restanti sono meno agevoli e più problematici, come ammette lo stesso Beatrice.

A partire dal nono libro, e sul fondamento dei risultati raggiunti negli otto precedenti, Porfirio si impegnava in una dettagliata elaborazione proprio pensiero filosofico. A questo fine, egli cominciava con la presentazione delle introduzioni (eisagogai) allo studio delle sette discipline enciclopediche (grammatica, retorica, logica, geometria, aritmetica, musica e astronomia). Alcune sezioni del libro nove si conservano ancora nei trattati intitolati Lezione filologica, Questioni Omeriche, Isagoge e nei Commenti agli scritti di astronomia e di musica di Tolemeo. Solo grazie allo studio di quelle discipline è possibile comprendere il contenuto e il pensiero delle Enneadi di Plotino e acquisire di conseguenza la 'teosofia', ossia la sapienza che deriva dalla conoscenza delle cose divine che consentirà la salvezza dell'anima intellettuale di pochi iniziati. Il decimo libro era riservato all'anima individuale e alla sua unione con il corpo, alla trasmigrazione delle anime umane e al progresso morale che porta alla salvezza al momento del ritorno al Padre. Parti più o meno frammentarie del libro, si leggono nei testi trasmessi con i titoli fittizi: A Gauro su come l'embrione riceve l'anima, Sulle facoltà dell'anima, Cosa dipende da noi, A Nemertio, Sull'anima a Boeto, L'antro delle Ninfe, Sullo Stige, Sul ritorno dell'anima e nel Commento all'Etica di Aristotele. Il libro undici aveva come oggetto problemi di fisica, cosmologia, materia e gli elementi. Se ne conservano porzioni nel Commento al Timeo, nel Commento alla Fisica di Aristotele, nel Sulla materia e nel frammento anonimo, trasmesso solo in traduzione siriaca, di un Trattato sui principi naturali dei corpi. Il dodicesimo libro discuteva delle tre ipostasi primarie: l'anima, l'intelletto e l'uno. Si ricostruisce attraverso il Commento al Parmenide, le Lezioni (scholai) al libro Lambda della Metafisica di Aristotele e l'inno caldaico sul Padre ineffabile. Tracce dei libri 9, 10 e 11 si ritrovano inoltre nelle Ricerche miscellanee; mentre le cosiddette Sentenze dovevano anch'esse fare parte dei libri 10-12. La Teologia di Aristotele, trasmessa solo in una traduzione araba, appare infine essere una parafrasi del libro 12 della La filosofia secondo gli Oracoli Caldaici, il cui titolo era stato tradotto con La filosofia dei pochi (o degli Eletti).

I libri da 9 a 12 avevano la forma di commenti critici o di rielaborazioni di dottrine filosofiche di Platone, Aristotele, Plotino e degli Oracoli Caldaici con lo scopo di integrarle al nuovo sistema filosofico di Porfirio previsto come difesa del paganesimo in opposizione al cristianesimo. Con questo si deve pur sempre escludere che i quindici libri che formavano La filosofia secondo gli Oracoli Caldaici fossero stati pensati e scritti esclusivamente come una confutazione del cristianesimo e che quindi siano da identificare con gli altrettanti libri che, stando alla testimonianza della Suda, componevano l'opera di Porfirio intitolata Contro i cristiani. In realtà, il vero e proprio attacco sistematico alla Bibbia era essenzialmente riservato ai tre libri finali (13-15) dell'opera e sugli oracoli caldaici.

Di conseguenza, Porfirio non avrebbe mai scritto un trattato Contro i cristiani, così come non avrebbe mai composto i singoli trattati indipendenti che circolano oggi sotto il suo nome, ma solo una immenso trattato intitolato La filosofia secondo gli Oracoli Caldaici. Da quest'ultimo, essi erano stati estrapolati e avevano goduto di una trasmissione a sé dopo la condanna che si era abbattuta sulla sacrilega opera maggiore nel 448 della nostra era.

Il lettore che abbia avuto la costanza di leggere le quasi seicento pagine di questo volume, di seguirne i meandri talvolta sinuosi delle argomentazioni e di riflettere sui risultati in essa raggiunti non può che ammirare la forza e la costanza di Beatrice nel perseguire il proprio fine e l'impegno titanico nel realizzarlo. La logica delle sue argomentazioni è serrata e coerente con i suoi principi e le conclusioni non possono che essere accolti o rifiutati in blocco. Molti studiosi (e io faccio parte di loro) continueranno a non essere convinti di questa dimostrazione, come non lo erano stati in passato rispetto alla proposizione di volta in volta di singoli aspetti della sintesi qui offerta. Con ciò, io non posso che rendere merito agli sforzi e all'infinita erudizione di Beatrice nel perseguire con tenacia il proprio scopo convinto della liceità delle sue ricerche lucide e coerenti.

Tiziano Dorandi