Rezension über:

Damien Carraz / Daniel Le Blévec / Anne Massoni: Chanoines et chapitres du Midi (= Cahiers de Fanjeaux; 58), Fanjeaux: Centre d'études historiques de Fanjeaux 2024, 629 S., ISBN 978-2-9568972-6-2, EUR 36,00
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Rezension von:
Paolo Rosso
Facoltà di Filosofia e Scienze dell’Educazione, Università degli Studi di Torino
Redaktionelle Betreuung:
Étienne Doublier
Empfohlene Zitierweise:
Paolo Rosso: Rezension von: Damien Carraz / Daniel Le Blévec / Anne Massoni: Chanoines et chapitres du Midi, Fanjeaux: Centre d'études historiques de Fanjeaux 2024, in: sehepunkte 25 (2025), Nr. 7/8 [15.07.2025], URL: https://www.sehepunkte.de
/2025/07/39564.html


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Damien Carraz / Daniel Le Blévec / Anne Massoni: Chanoines et chapitres du Midi

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Il volume raccoglie i testi di quattordici interventi al cinquantottesimo incontro di studi di storia religiosa del Midi nel medioevo, tenutosi a Fanjeaux nei giorni 3-6 luglio 2023. Da decenni la storiografia francese ha prodotto sui capitoli canonicali importanti studi, in particolare, per le istituzioni della Francia meridionale nei secoli XI-XIV, è da ricordare il colloquio di Fanjeaux del 1988, dedicato al Monde des chanoines, cui il presente volume porta un rilevante aggiornamento, resosi necessario per i numerosi lavori su singoli casi e per i quadri generali tracciati nell'ultimo trentennio, illustrati da Anne Massoni nella sua Introduction.

L'area qui considerata, che abbraccia "Midis languedocien, toulousain, aquitain et provençal" (15), si presenta ricca di cattedrali e collegiate, ma anche di comunità monastiche e di conventi mendicanti, il cui panorama religioso fu profondamente plasmato dall'istituzione di comunità canonicali, soprattutto collegiate, promosse dal papato avignonese. I contributi sono disposti lungo tre assi tematici: i percorsi intrapresi dai capitoli dalla fase genetica di epoca carolingia sino al papato avignonese; l'ambiente, le reti di relazioni e i conflitti; gli spazi liturgici e la produzione artistica.

Per l'ancora poco studiata "preistoria" dei capitoli del Midi provenzale, Émilie Kurdziel segnala la limitata ricezione, tra il IX e il X secolo, del programma carolingio di riforma del clero, ispirato alla Institutio canonicorum Aquisgranensis dell'816, di cui resta traccia nell'impianto istituzionale dei capitoli di Apt e di Arles. La questione dell'adozione di queste riforme carolinge incrocia quella della tradizione manoscritta della regola di Aquisgrana e dei codici che attualmente la conservano, e su questo Matthias M. Tischler, partendo dallo studio dell'adozione dell'institutio nell'Ecclesia Narbonensis del IX secolo, presenta un'accurata panoramica delle recenti acquisizioni e alcune prospettive di ricerca che esse aprono. Fonti differenti, cioè la documentazione normativa, i cartulari e i libri liturgici dei capitoli, hanno costituito le basi dello studio di Thierry Pécout, rivolto alle comunità di canonici che, dalla riforma gregoriana al XIV secolo, seguirono una regola nelle province ecclesiastiche di Arles, Embrun e Aix, in cui l'adozione del modello regolare ebbe cronologie e intensità differenti.

Sul piano dell'azione pastorale, i capitoli, specie quelli delle collegiate sorte nell'età di papa Giovanni XXII, svolsero un importante ruolo nell'incardinamento delle parrocchie del Midi, regione segnata sul piano religioso e politico dalle profonde trasformazioni lasciate dall'eresia albigese e dall'emersione di multiple proposte di vita religiosa, in particolare quelle degli ordini mendicanti. Il quadro che offrono i casi studiati è estremamente mosso. Emmanuel Moureau presenta il caso della provincia ecclesiastica di Tolosa, creata da Giovanni XXII, in cui, accanto ai nuovi capitoli cattedrali, costituiti prevalentemente da monaci benedettini passati al rango di canonici, per volontà papale vennero istituite diverse chiese collegiate secolari a partire da chiese parrocchiali. Sempre su chiese preesistenti si basarono le collegiate impiantate negli stessi anni nella diocesi di Avignone, delle quali Paul Payan e Laurent Vallière rimarcano il ruolo di contrappeso, realizzato con una reale e continuativa residenza, alle reti di conventi degli ordini mendicanti. La concorrenza, anche sul piano beneficiario, poteva poi riguardare le chiese curate e le cappelle preesistenti alle comunità canonicali, come dimostrano le tardive fondazioni di collegiate urbane nel sud della diocesi di Auch studiate da Stéphane Abadie.

Il coordinamento dell'istituto parrocchiale da parte dei capitoli cattedrali evidenzia le forme che assunsero le relazioni dei canonici con la città, talvolta fortemente conflittuali, come quelle intercorse, nei secoli XII-XIII, tra il capitolo di Maguelone e la città di Montpellier, originate, secondo Françoise Durand-Dol, dalla volontà di assumere la piena gestione dell'organizzazione parrocchiale in Montpellier da parte del capitolo, i cui canonici erano reclutati all'esterno dei ceti dirigenti cittadini. Le controversie potevano poi riguardare istituzioni canonicali in stretto contatto tra loro, caso documentato da Hélène Dèbax per Tolosa, dove, tra la fine del XI secolo e l'inizio del successivo, i differenti rapporti instaurati con il papato e con i poteri ecclesiastici e politici locali generò frizioni tra il capitolo della cattedrale e quello della basilica martiriale di Saint-Sernin.

Dai capitoli tolosani nel XIV secolo dipesero due comunità di canonichesse regolari, studiate da Michelle Fournié. L'analisi delle comunità canonicali femminili - numerose in altre regioni europee, come in quelle dell'Impero, ma pressoché assenti nel Midi - è un'innovativa apertura tematica di questo volume, cui si aggiunge il saggio di Matthieu Desachy sulla presenza di forme di affiliazione di laici nei principali capitoli cattedrali del Midi, documentata soprattutto nei decenni a cavallo dei secoli XII-XIII, argomento che merita ulteriori approfondimenti.

L'importanza di considerare il capitolo come una istituzione dinamica, da studiare diacronicamente nei suoi sviluppi e nelle sue trasformazioni interne, attraversa diversi contributi. L'analisi della terminologia impiegata nelle fonti, ad esempio, consente di cogliere il passaggio della funzione di cappellano a quella di canonico, documentata a partire dal XIII secolo per le collegiate avignonesi studiate da Payan e Vallière. L'indagine di Morgane Juillard sulla collegiata di Notre-Dame in Montferrand rivela come l'istituzione, esistente de facto dalla fine del XII secolo, fu riconosciuta come capitolo dall'ordinario solo nel XV secolo, e da quel momento iniziò ad attrarre gli interessi delle eminenti famiglie consolari.

L'esistenza canonicale trascorreva in luoghi legati alla vita comunitaria, come il claustrum, il chiostro, la chiesa, il refettorio, la sala capitolare, cui si affianca lo spazio per la liturgia, cioè il coro canonicale. A quest'ultimo ha dedicato il suo saggio Yves Esquieu, che, a partire dal caso studio dell'antica cattedrale di Notre-Dame-du-Bourg in Digne, ne ha considerato l'evoluzione dalle prime attestazioni in età carolingia sino all'XI secolo.

Un tema rimasto sullo sfondo è quello della formazione culturale dei canonici, che, in linea generale, si elevò alla fine del medioevo grazie alla differente gestione beneficiaria seguita alla diffusa secolarizzazione dei capitoli regolari. Un'inchiesta preliminare a un più solido quadro globale delle biblioteche dei canonici è offerta da Alison Stones, che illustra una serie di manoscritti dei secoli XIII-XV appartenuti a canonici del Midi, di cui segnala elementi decorativi spesso dedicati a temi e soggetti legati alla realtà canonicale. La natura delle opere trasmesse conferma quanto emerge dagli inventari di manoscritti, dalle donazioni librarie dei canonici e da altre evidenze archivistiche: si tratta di testi normativi e giuridici, liturgici e di esegesi biblica, quelli cioè direttamente connessi agli incarichi richiesti nel capitolo, mentre restano quasi del tutto ignote le letture personali di questi chierici.

Nel bilanciamento complessivo dei due poli che costituiscono l'orizzonte tematico del volume, al canonicus e alla liturgia è stato riservato uno spazio minore rispetto alle questioni istituzionali dei capitoli urbani e al loro ruolo politico assunto nei confronti del papato, del vescovo e dei poteri urbani. La molteplicità di casi studiati mette in luce la complessità della storia canonicale, segnata da varietà e specificità locali dei singoli capitoli, evidente, ad esempio, nelle differenti composizioni e gerarchie interne. Tuttavia, almeno tra i capitoli istituiti nel Trecento, regolati da statuti molto simili, sembrano affiorare possibili peculiarità regionali, una sorta di modello "à la française", come suggerisce Massoni (28), che dovrebbe essere verificato a partire da questa raccolta di studi, che costituisce un importante punto di riferimento per le future ricerche sui capitoli della Francia meridionale.

Paolo Rosso