Alice Landskron (Hg.): Kontinuität - Stabilität - Krise. Antoninus Pius und die untrüglichen Zeichen von Veränderung im 2. Jh. n. Chr (= Schriftenreihe des Österreichischen Historischen Instituts in Rom; Bd. 8), Wien: Böhlau 2023, 296 S., ISBN 978-3-205-21672-8, EUR 75,00
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Il volume raccoglie gli atti del convegno che si è tenuto presso l'Österreichischen Historischen Institut l'11-12 ottobre 2018. Si tratta di dieci contributi preceduti da un'introduzione e chiusi da un'ampia bibliografia. I contributi sono inquadrati in tre cornici tematiche: la prima relativa agli aspetti storici, economici e religiosi del regno di Antonino Pio; la seconda relativa alla rappresentazione dell'imperatore e della domus imperiale; la terza relativa al rapporto di Antonino con Efeso e le province.
Già dal titolo appare chiara l'impostazione del volume: il regno di Antonino Pio non fu un momento di passaggio prima dell'avvento di Marco Aurelio e di suo figlio, bensì un momento di cambiamento, un punto di rottura nelle vicende politiche del II secolo d.C. che sommò in sé aspetti tra loro differenti: da un lato la ricerca della continuità con Adriano, dall'altro la costruzione di una peculiare ideologia di governo.
Come è noto, nelle fonti antiche la valutazione della politica estera di Antonino è legata all'atteggiamento difensivo dell'imperatore sul piano militare, che lo caratterizza come un sovrano poco ambizioso. Antonino in effetti optò per una politica estera non aggressiva, volta cioè a non espandere l'impero, ma semmai a stabilire con sicurezza i limites, sulla scia di Adriano, e a assicurare la pace. Ciò permise di godere di una significativa stabilità interna, in grado di garantire prosperità nonché il buon funzionamento dell'amministrazione: l'Historia Augusta ricorda che provinciae sub eo cunctae floruerunt (Pius 7, 1).
Antonino tuttavia non fu risparmiato dalle crisi, che all'inizio del suo regno richiesero la sua abilità diplomatica a Roma e, soprattutto, la difesa e la stabilizzazione dei territori confinanti con l'impero. Forse vale la pena di ricordare che anche Adriano all'inizio del suo regno dovette affrontare una situazione militare complicata soprattutto sul Danubio con le rivolte dei Rossolani e poi ancora nel 124 in Britannia, per tacere infine della rivolta giudaica. Tuttavia, è vero anche che lo stile di governo di Antonino Pio fu profondamente diverso da quello di Adriano il quale, come è noto, viaggiò a lungo (più di ogni altro suo predecessore), ispezionando personalmente gran parte delle province, mente Antonino non si mosse mai da Roma.
Ora, proprio le scelte di politica estera di Antonino ed i suoi rapporti con Adriano appaiono cruciali. In questa direzione meritano particolare attenzione i contributi di Alice Landskron (Think global - act local? Antoninus Pius und die Provinzen, 219-258) e di Christoph Michels (Vom Sinn und Unsinn einer biographischen Perspektive auf Antoninus Pius, 19-53).
La Landskron affronta la politica estera di Antonino [1] in una chiave del tutto particolare che si fa riferimento soprattutto alle testimonianze archeologiche e pittoriche. Decisive sono le analisi delle figure femminili sulle lastre di base dell'Hadrianeum, la monetazione di Antonino e le lastre a rilievo della serie delle personificazioni del cosiddetto monumento partico di Efeso, la cui interpretazione è oggetto di controversie. Per quanto riguarda l'interpretazione delle figure femminili esse sarebbero le rappresentanti dell'orbis Romanus nel contesto del programma pittorico di questo monumento. Sulla base di una datazione del monumento dopo l'ascesa al trono di Antonino Pio, cioè subito dopo il 138 d.C., la serie delle personificazioni viene enfatizzata come espressione della leadership politica e dell'atteggiamento dell'imperatore nei confronti della diversa composizione, anche etnica, dell'impero.
Segnalo in questa chiave anche il contributo di Tonio Hölscher (Vom relativen Segen der politischen Konstanz. Normativität und Normalität in der öffentlichen Repräsentation des Antoninus Pius, 109-149) in cui si mette in luce nei ritratti di Antonino si coglie un deliberato riferimento ad Adriano, presentato come un modello; nella monetazione appare una significativa interazione tra principi tradizionali (virtus, pietas) e valori più recenti come securitas in cui Antonino si presenta garante della stabilità; analogamente il contributo di Thoralf Schröder relativo ai ritratti di Antonino Pio (Im Auge des Betrachters. Bemerkungen zur Visuellen Präsenz des Antoninus Pius uns seiener Familie, 151-166) mette in rilievo una loro specificità: da una parte infatti essi intendono legittimare il governo del principe attraverso i suoi legami con Adriano e, dall'altra, ad esprimere la stabilità del suo regno attraverso un'iconografia sempre uguale a sé stessa, funzionale alla successione a favore di Marco Aurelio (le cui tipologie ritrattistiche tendono invece ad evolvere).
Michels concentra la sua attenzione nella critica ad un approccio esclusivamente biografico alla figura di Antonino, così come, a suo avviso, deriverebbe dalla lettura delle fonti e propende per quello che gli chiama un approccio storico-strutturale. Ora, nonostante gli esempi avanzati dall'autore - tratti esclusivamente dalle pagine di studiosi tedeschi o germanofoni! -, a me sembra che nessuno storico moderno si limiti ad un'analisi esclusivamente biografica, anche perché sarebbe priva di senso. La parte più interessante del contributo in realtà consiste in un'osservazione circa la scelta di Antonino di aver rinunciato per vent'anni a inviare il giovane Marco Aurelio in provincia per poter consentirgli di acquisire esperienza amministrativa e militare. Giustamente Michels osserva che Antonino, a differenza di Traiano e di Adriano, non si presentò mai come il commilitone dei soldati e pertanto evitò che Marco si mettesse in inutile competizione con l'imperatore.
Un secondo punto qualificante del volume è lo studio della promozione della sua immagine pubblica da parte dell'imperatore. Ciò naturalmente sottintende un'idea da promuovere, un'"ideologia" a cui l'imperatore in qualche modo aderisce. Non comprendo pertanto l'enfasi di Hölscher sul concetto di governo ideologico che andrebbe aggiunto ai tre modelli di governo weberiani (tradizionale, legale e carismatico): al di là del fatto che questi modelli non sempre funzionano, non mi pare affatto sorprendente che ogni imperatore promuovesse una sua politica, vale a dire un insieme di idee sui vari aspetti del proprio governo: niente di più naturale che nominare come ideologia o governo ideologico tutto ciò, come se esistesse un'altra via per governare. Significativo a questo proposito è il contributo di Wolfgang Spickermann (Religiöse Strömungen und Kaiserkult unter Antoninus Pius, 87-106) inteso a delineare il panorama religioso del regno di Antonino entro cui si segnala in particolare la crescente importanza dei culti orientali (Cibele, Attis, Baal, Zeus Helios).
Un ultimo aspetto che degno di nota è senz'altro il rapporto tra Antonino e la città di Efeso, sede del proconsole della provincia d'Asia incarico ricoperto da Antonino nel 135-136. Degna di attenzione è la valorizzazione, proposta da Kai Töpfer (Ein Monument städtischen Selbstbewusssteins zu Ehren des Kaisers. Das sogenannte Parthermonument aus regionaler Perspektive, 195-218), della ricchissima decorazione a rilievo del cosiddetto Monumento partico (testimonianza eccezionale dell'arte pittorica romana provinciale), realizzato durante i primi anni del regno di Antonino, che intende valorizzare soprattutto il tema dell'adozione, che proclama la continuità del governo per tre generazioni.
Nel complesso mi sembra che il volume abbia il merito di rinnovare l'attenzione degli studi su un imperatore come Antonino Pio e, in particolare, di rappresentare un contributo significativo per quanto concerne lo studio della costruzione dell'ideologia del principato di questo imperatore, soprattutto grazie ad un costruttivo approccio archeologico e iconografico che fa emergere nuovi elementi di riflessione sul piano storico.
Mi domando tuttavia se temi come il problema della difesa delle frontiere (penso all'avanzamento del vallo in Britannia), la politica culturale (penso ad Elio Aristide) o, infine, la pur lodevole sezione sul rapporto centro-periferia imperniati esclusivamente sulla città di Efeso, non potevano essere allargati ad altre città o province.
Nota:
[1] Le più recenti messe a punto sono quelle di C. Michels: Antoninus Pius und die Rollenbilder des römischen Princeps. Herrscherliches Handeln und seine Repräsentation in der Hohen Kaiserzeit, Berlin 2018, 285-292; e di R. Hund: Studien zur Außenpolitik der Kaiser Antoninus Pius und Marc Aurel im Schatten der Markomannenkriege, Rahden 2017, 125-136.
Alessandro Galimberti