Stefan Schorn: Studien zur hellenistischen Biographie und Historiographie (= Beiträge zur Altertumskunde; Bd. 345), Berlin: De Gruyter 2018, XIV + 509 S., ISBN 978-3-11-044755-2, EUR 119,95
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Il volume raccoglie in versione aggiornata tredici studi di Stefan Schorn sulla biografia antica, ai quali si aggiunge un quattordicesimo capitolo che propone riflessioni e spunti inediti. Come illustrato nella breve premessa (V-VII), la selezione comprende saggi su singoli autori (Neante, Camaleonte, Aristosseno, Fania, Satiro, Eraclide Lembo, ...), ricerche sulle sezioni biografiche di opere trasmesse per tradizione diretta (Diodoro, Diogene Laerzio, Polibio, l'Anonimo di P. Oxy. LXXI 4808, ...), studi sulla biografia filosofica e sul rapporto fra biografia e filosofia.
La figura e l'opera di Neante di Cizico sono al centro del primo capitolo (1-49), nel quale Schorn rileva come Neante, nel redigere i profili di personalità eminenti, integrasse le notizie desunte dalla tradizione letteraria con la personale ricerca 'sul campo', seguendo un approccio allo studio del passato che appare, in tutto e per tutto, quello di uno storico. Un'appendice al capitolo è dedicata alla recente edizione di Jan P. Stronk. [1]
Il secondo e il terzo capitolo offrono uno sguardo d'insieme sull'opera di Camaleonte di Eraclea, biografo di scuola peripatetica il cui nome è associato ad un metodo d'indagine che puntava a ricostruire la vita di importanti personalità della cultura greca a partire da indicazioni biografiche o para-biografiche presenti nelle rispettive opere. Nel primo dei due contributi (51-77), Schorn passa al vaglio le caratteristiche del c.d. metodo di Camaleonte, rintracciandone i modelli nella produzione letteraria anteriore a Camaleonte. Al centro del secondo studio (79-105) sono invece gli scritti "περὶ τοῦ δεῖνα", il cui contenuto - diversamente da quanto sostenuto da Friedrich Leo al principio del Novecento [2] - non si discosta molto da quello di altri βίοι prodotti dal IV secolo in avanti.
Il quarto capitolo è dedicato ad Aristosseno di Taranto, sulle cui biografie è rimasto a lungo pendente un giudizio di scarsa attendibilità (107-147). Schorn ne riconsidera l'opera alla luce dei testimonia superstiti e delle valutazioni espresse dalla tradizione antica. Ne riemerge l'immagine di un intellettuale impegnato a smitizzare le biografie idealizzate di Socrate, Platone e di altri filosofi attraverso un'indagine personale fondata prevalentemente sui racconti di quanti vennero a contatto con le personalità ritratte nei Bίοι.
Il riesame delle testimonianze su Fania di Ereso è oggetto del quinto capitolo (149-191). I testimonia disponibili consentono di intravedere soltanto in minima parte le caratteristiche originarie degli scritti di Fania, pur lasciando riaffiorare un interesse per il dettaglio aneddotico e per la cronografia.
Nel sesto capitolo, Schorn torna ancora sull'opera di Aristosseno, mostrando come essa fosse indirettamente alla base di buona parte delle tradizioni su Pitagora e sui suoi seguaci riportate nel libro X di Diodoro Siculo (193-244). Diodoro avrebbe attinto le proprie informazioni da una Mittelquelle (II/I secolo a.C.?) che raccoglieva non soltanto notizie bio-bibliografiche su Pitagora e sui Pitagorici, ma rielaborava anche i contenuti del c.d. Tripartitum, opera dossografica pseudo-epigrafe (III secolo a.C.?) che illustrava i principi etici che animavano la dottrina pitagorica. Il riesame dei frammenti del libro X, peraltro, consente a Schorn di proporre per essi un riordino alternativo a quello sinora seguito dalle edizioni di riferimento della Biblioteca diodorea.
Al centro del settimo capitolo è l'indagine sul significato e sull'evoluzione dell'aggettivo περιπατητικóς che, laddove associato al nome di un intellettuale, sembra presupporne una formazione fondata sulle dottrine aristoteliche (245-278). L'adesione di un autore ai precetti dell'aristotelismo, tuttavia, non sempre trova chiara espressione nelle fonti antiche, ma può desumersi in via indiretta dal contenuto degli scritti.
Dedicato al rapporto fra epitomi e scritti biografici è lo studio sviluppato nel capitolo ottavo (279-300), dove Schorn attribuisce la cattiva conoscenza della biografia antica al continuo processo di epitomazione cui vennero sottoposti gli originali nel corso dell'età ellenistica.
Nel nono e nel decimo capitolo Schorn propone alcune riflessioni sulla biografia filosofica di età ellenistica, prendendo le mosse dalla rilettura del volume di Jørgen Mejer su Diogene Laerzio [3] Nel primo lavoro (301-337), Schorn rifiuta l'idea di considerare Diogene come iniziatore di un genere bio-dossografico, giacché le origini di quest'ultimo sembrano risalire piuttosto al IV secolo a.C. Nel secondo studio (339-364), Schorn tenta invece di precisare alcuni aspetti del metodo di lavoro di Diogene e, in particolare, il suo uso delle fonti.
L'undicesimo capitolo è dedicato al ruolo della biografia nella prassi storiografica antica (365-391). Muovendo dalla rilettura di alcuni passi della Biblioteca Storica, Schorn individua in Isocrate e Polibio due obiettivi polemici di Diodoro il quale, ponendosi in parte nel solco del genere encomiastico, sembra riconoscere ai dettagli biografici esemplari un'importanza fondamentale in chiave paideutica.
Nel dodicesimo capitolo Schorn esamina i contenuti di P. Oxy. LXXI 4808, testo adespota che trasmette alcune osservazioni su importanti personalità della storiografia ellenistica (393-407). Nel frammento, che apparteneva probabilmente ad uno scritto di carattere ipomnematico, sembra trovar spazio un nuovo testimonium di Ermippo relativo all'attività dello storico Clitarco come funzionario dell'amministrazione egiziana e come maestro di Tolemeo IV Filopatore.
Nel tredicesimo capitolo (409-429) sono raccolte e discusse le principali testimonianze sulla vita e le opere di Pitagora rese da autori attivi fra V e I secolo a.C.
L'ultimo capitolo è l'occasione per trarre un bilancio sulle ricerche dedicate alla biografia antica e per proporre nuove riflessioni sull'evoluzione del genere e sulle peculiarità che lo connotano (431-450).
Chiudono il volume un'ampia bibliografia (451-480), una lista delle prime sedi di pubblicazione di ciascuno studio (481-482), un indice dei nomi (483-490) e delle fonti citate (491-509).
Pur riunendo saggi prodotti nell'arco di un quindicennio, il volume presenta in realtà una buona coerenza interna, favorita non soltanto dall'interesse per un ambito tematico ben definito (la biografia greca), ma anche da una tesi di fondo ribadita in quasi tutti gli studi qui ripubblicati (la biografia greca come forma di storiografia e come componente fondamentale dell'indagine sul passato [4]). In ciascun contributo Schorn lascia ampio spazio all'analisi del dato letterario, fondamentale non soltanto per il corretto inquadramento del genere biografico nella storia della letteratura antica, ma anche per il superamento di interpretazioni moderne che, pur cristallizzatesi in bibliografia, hanno talora mostrato scarsa considerazione per il portato informativo reso dalla tradizione antica.
Note:
[1] J. P. Stronk: Neanthes The Younger (171), in Ian Worthington (ed.): Brill's New Jacoby, online, 2013, https://referenceworks.brillonline.com/entries/brill-s-new-jacoby/neanthes-the-younger-171-a171.
[2] Friedrich Leo: Die griechisch-römische Biographie nach ihrer literarischen Form, Leipzig 1901, 104-107.
[3] Jørgen Mejer: Diogenes Laertius and His Hellenistic Background, Wiesbaden 1978.
[4] Cf. e contrario Arnaldo Momigliano: Lo sviluppo della biografia greca, Torino 1974, 116-117.
Claudio Biagetti